Quando Paolo Gentiloni ebbe l’onere e l’onore di diventare ministro delle Comunicazioni (2006-2008, governo Prodi), si intestò la missione (poi fallita) di una legge che rimettesse su binari europei la famigerata legge Gasparri sull’emittenza televisiva.

Gentiloni denunciava il conflitto di interessi e disegnava un panorama mediatico con annessa cura dimagrante per la pubblicità di Rai e Mediaset (una rete a testa da spedire sul digitale). Prodi cadde prematuramente e la legge Gentiloni con lui.

Oggi che è diventato presidente del Consiglio fa un giro di 360 gradi intorno alla coerenza.

Nel bel mezzo della bufera sulla guerra borsistica tra il magnate francese Bolloré e il gruppo Fininvest, il suo governo, orfano del Nazareno, senza imbarazzo, si schiera a difesa di Mediaset definita risorsa «strategica». Sono i tornanti della storia, maestra di vita, ma anche di biografie.