«Volevo un personaggio che fosse una donna e che avesse un ruolo da protagonista. Perché normalmente nei romanzi polizieschi è la vittima, che appare morta fin dalle prime pagine o è l’assistente di qualcuno». Amante del giallo, grande estimatrice, tra le altre, di Ruth Rendell, Fred Vargas, ma anche della «prima» Patricia Cornwell, Alicia Giménez Bartlett aveva le idee piuttosto chiare quando nel 1996 con Riti di morte fece debuttare l’ispettrice della polizia di Barcellona Petra Delicado. Venticinque anni più tardi, quando Petra si è ormai trasformata in una delle figure più note del noir europeo, celebrata per il suo misto di durezza e solitudine da detective dell’hard boiled e il suo fascino dissacrante e tutto mediterraneo, la scrittrice spagnola ha deciso di indagare sul suo stesso personaggio.

L’Autobiografia di Petra Delicado (Sellerio, pp. 456, euro 15, traduzione di Maria Nicola) segue la vita della futura detective dall’infanzia negli anni del franchismo – lei figlia di un socialista sconfitto nella Guerra civile – nel difficile, ma decisivo, rapporto con la madre, fino alla decisione di frequentare il corso alla Scuola di polizia di Avila, i suoi due matrimoni falliti e l’incontro, felice, con un terzo compagno, restituendo ai lettori ciò che nella dozzina di indagini di cui è stata fin qui protagonista (tutte edite da Sellerio nel nostro Paese) ancora era rimasto in ombra. Il libro che mancava per consacrare definitivamente la figura di Petra Delicado.

Quanto è difficile «ricostruire» la biografia di un personaggio che si è sviluppato di romanzo in romanzo, ma il cui percorso va ora ricondotto a un unico filo esistenziale e narrativo?

Dovete credermi quando dico che non è stato per niente facile. All’inizio avevo un’idea generale della vita di Petra, ma senza alcun dettaglio o particolare. E invece era necessario, direi addirittura essenziale, descrivere quali vicende specifiche ne avessero plasmato la personalità fino a renderla così come la conosciamo ora. La sua famiglia, la scuola, l’università, i suoi amori come i suoi interessi: tutto doveva incastrarsi ed essere coerente con ciò che di lei conosciamo attraverso i libri di cui è protagonista.

Nelle sue indagini, Petra si mostra refrattaria alle regole e ancor più alla disciplina, ma l’autobiografia rivela fino in fondo quanto questo carattere ribelle e insofferente la abbia accompagnata da sempre e in ogni situazione: a scuola e in famiglia come nei rapporti con gli uomini. Come ha fatto a finire proprio nella polizia?

Riguardo alla traiettoria seguita da Petra questa è la domanda centrale da porsi, anche se è difficile rispondere. Ripercorrendo la sua biografia ho cercato di dimostrare come lei sia sempre stata contraria in primo luogo alle cose o alle situazioni che gli altri si aspettavano avrebbe fatto o scelto. Tutto ciò che la riguarda – e che intorno a lei viene in qualche modo dato per scontato – siate sicuri che non lo farà mai o smetterà molto rapidamente. Diciamo che rigetta ogni stereotipo che le si voglia appiccicare addosso. In questo senso, fare la poliziotta era proprio una decisione che nessuno si sarebbe aspettata da lei.

Nei suoi romanzi Petra è una lettrice avida. Nell’«Autobiografia» non c’è invece traccia di questa sua forte passione letteraria, specie per le scrittrici. Come mai?

L’amore di Petra per i libri è qualcosa di piuttosto noto ai suoi lettori, mentre questa volta ero più interessata a mostrare per la prima volta i fatti fondamentali della biografia, il suo rapporto con la vita e con l’amore. Tutto ciò che chi la apprezza ancora non conosceva di lei.

Lei è stata spesso presentata come una giallista «di genere», quasi una femminista del noir. Cosa può significare questa definizione?

Mi è stata attribuita, però posso spiegare come vedo io le cose. Ho scritto un romanzo, Una stanza tutta per gli altri che si ispirava esplicitamente al libro di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé e a una frase che avevo letto nel diario della scrittrice inglese: «Se questo diario non l’avessi scritto io e un bel giorno dovesse cadere nelle mie mani, cercherei di scrivere un romanzo su Nelly, sul suo personaggio». Nelly era Nelly Boxall, cameriera dai Woolf per vent’anni e proprio a lei ho deciso di dare finalmente voce nel mio libro. Devo dire che ho dovuto studiare e leggere molto per scriverlo, però mi sono anche molto divertita.

Ho affrontato il tema, la storia dei Woolf e del gruppo di Bloomsbury, le scrittrici che si riunivano intorno a Virginia, come fosse la trama di un romanzo giallo. Solo un giallo diverso, dove le donne non avessero lo stesso ruolo di sempre: la vittima che viene uccisa nelle prime pagine della storia, la «pupa» del capo, la moglie del poliziotto o la femme fatale che spinge qualcuno a uccidere per lei.

Da Nelly di «Una stanza tutta per gli altri», fino alla partigiana e bandita «La Pastora» – la cui drammatica vicenda è descritta in «Dove nessuno ti troverà» -, per non citare che alcuni titoli, lei ha raccontato molte altre storie di donne mentre scriveva delle indagini di Petra Delicado. Qual è il rapporto tra questi due aspetti del suo lavoro?

Diciamo che non li immagino come qualcosa di separato l’uno dall’altro. Nel senso che, più in generale, guardare alla vita come donna significa anche guardare alla letteratura come donna. È così, non possiamo cambiarlo in nessun modo. Ma devo dire che sono molto interessata anche ai personaggi maschili: a descrivere le loro reazioni, il loro senso dell’amore e della vita. Perché scrittori (maschi) eccezionali possono creare personaggi femminili come Anna Karenina o Madame Bovary e noi (donne) non dovremmo saper fare altrettanto con dei personaggi maschili? Non voglio limitare in alcun modo le mie possibilità.

Come molti di coloro che avevano vent’anni al momento della morte di Franco (nel 1975) Petra respira un’atmosfera che già annuncia il cambiamento prima che avvenga: le proteste all’università, la musica, le droghe… mentre il regime è ancora in piedi. Quanto è stato importante per i giovani spagnoli il decennio che si è aperto alla metà degli anni Sessanta?

È stato un periodo fondamentale. Le persone, e i giovani in modo particolare, vedevano crescere intorno a sé un po’ ovunque nel mondo la democrazia e la libertà: ma noi eravamo l’unico Paese che aveva ancora, e soffriva a causa di un dittatore, molto vecchio ma ancora crudele e forte. Eravamo frustrati, pieni di odio. Le nostre menti e le nostre abitudini erano cambiate, diventando via via più moderne e aperte, ma Franco sembrava eterno. Posso dire che le persone erano stufe, desiderose di libertà. La musica, la letteratura, la politica, la cultura in generale ci stavano mostrando quale sarebbe stato il percorso lungo tutto il successivo decennio: le cose sarebbero cambiate anche da noi.

Quanto le assomiglia il personaggio di Petra Delicado e quanto di lei c’è nelle indagini dell’ispettrice della polizia di Barcellona come in questa «Autobiografia»?

Ha il mio stesso modo di vedere le cose e di guardare alla vita. Un punto di vista un po’ tragico, ma che poi tende a superare ogni ostacolo attraverso l’ironia. Io ho una predisposizione all’ironia, soprattutto all’autoironia e Petra fa un po’ come me. Solo che per sua fortuna lei è più giovane, più bella e più famosa di me. Quanto all’Autobiografia, beh… (ride, ndr) sono presente solo nei paragrafi che includono sesso e violenza, il resto è completamente inventato.

 

L’AUTRICE A NOIR IN FESTIVAL L’11 MARZO

Alicia Giménez-Bartlett sarà ospite (in remoto) del «Noir in Festival» di Courmayeur, di cui si inaugura oggi la 30a edizione con la pre-apertura dedicata interamente al cinema italiano, mercoledì 11 marzo alle 18.00 insieme ad Alessandra Casella. Il Festival di quest’anno, che si concluderà il 13 marzo, sarà nel segno delle donne e vedrà tra le proprie protagoniste la regista australiana Jennifer Kent, che ha diretto «Babadook» e «The Nightingale» (8 marzo ore 17.00); la scrittrice svedese Camilla Läckberg, tra le interpreti del giallo scandinavo (9 marzo ore 17.00), qui anche in veste di autrice della serie tv «Hammarvick», in anteprima a Courmayeur e, oltre alla creatrice di Petra Delicado, la scrittrice tedesca Charlotte Link (12 marzo ore 11.00). Tra gli ospiti anche il vincitore del Premio Chandler, John Banville (12 marzo ore 12.00). Partecipano inoltre: Margherita Oggero, Grazia Verasani, Rosa Teruzzi, Antonella Lattanzi e Francesca Serafini, Roberto Costantini, Gianrico Carofiglio, Maurizio De Giovanni e Nicola Lagioia. Tutti gli appuntamenti si potranno seguire in streaming sulla piattaforma MYmovies.it e sui canali social del festival (Facebook, Instagram, YouTube).