Sono un parafulmine politico ed economico per il Venezuela i rapporti sempre più stretti con le potenze economiche e politiche extra-occidentali, in particolare Russia e Cina. Ma in occasione della discussione sul Venezuela lo scorso 10 aprile, anche i membri africani e asiatici (non permanenti) del Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno riconfermato la propria distanza da quel blocco di paesi che riconoscono l’autoproclamato presidente Juan Guaidó.

 

Reinaldo José Bolívar al Centro saperi africani di Caracas

 

Sul ruolo del Venezuela nella complementarietà Sud-Sud abbiamo rivolto alcune domande a Reinaldo José Bolívar, ex viceministro degli Esteri incaricato dei rapporti per l’Africa (fra il 2005 e il 2017) e fondatore dell’Istituto di ricerche strategiche sull’Africa e la sua Diaspora – Centro di saperi africani, americani e caraibici che ha sede a Caracas.

Che ne è di quelle alleanze ideali Sud-Sud alle quali lavorò molto il presidente Hugo Chávez anche per ostacolare devastanti guerre di aggressione?

Gli Stati uniti, impero decadente, si sono adoperati ad attaccare, politicizzandoli, tutti gli esempi di multilateralismo, le alleanze di integrazione regionale e sub-regionale diciamo «bolivariana» e i loro rapporti con altri blocchi extraoccidentali che il Venezuela aveva contribuito a far crescere. Ed ecco distrutta l’Unasur (Unione delle nazioni sudamericane, concepita a Cuzco in Perú nel 2004), ecco amputata l’Alba (Alleanza bolivariana per la nostra America promossa nel 2004 da Chávez e Fidel Castro; l’Ecuador di Lenin Moreno l’ha lasciata), ed ecco sorgere il Gruppo di Lima con 14 governi di destra allineati agli Stati uniti.

Chávez lavorò moltissimo all’integrazione con il continente dirimpettaio, che egli chiamava Madre Africa.

Il primo vertice America del Sud – Africa ebbe luogo in Nigeria nel 2006. Il secondo in Venezuela, a Margarita, nel 2009: erano rappresentati ai massimi livelli ben 64 paesi. Allora nacque il segretariato permanente America del Sud – Africa. Tutto sembrava andare verso un meccanismo di cooperazione molto stretto, molto forte. Il terzo vertice avrebbe dovuto tenersi in Libia, nel 2011. Ma la guerra della Nato fece saltare tutto. Va detto che a partire dal 2010 erano iniziati gli attacchi contro i meccanismi Sud-Sud, perché le alleanze fra America latina e Africa, e fra America latina e paesi arabi, si presentavano come la rinascita di relazioni molto «pericolose» per l’Occidente, abituato a dominare nei rapporti Nord-Sud. Successivamente, nel 2013, un vertice Asa si è tenuto in Guinea equatoriale, ma di basso tono. Poi doveva essere il turno dell’Ecuador, ma il governo cambiò…

E qual è lo stato delle cose attualmente?

Onestamente il futuro del vertice Asa è incerto. Ma il Venezuela ha costruito relazioni con praticamente tutti i paesi africani e questo non si può liquidare. Sono tante le affinità nei meccanismi di sfruttamento coloniale e post-coloniale. Pensiamo al caso del Congo, ricchissimo e poverissimo per via dello sfruttamento multinazionale e delle guerre fomentate. I governanti dei paesi del Sud possono essere complici di questo disastro, ma i mandanti sono altrove.

L’Unione africana nel 2011 si adoperò meno dell’Alleanza Alba per scongiurare la guerra Nato alla Libia; eppure il Sudafrica era (come adesso) membro del Consiglio di sicurezza.

Sì. L’Alba, e in particolare il presidente Chávez appoggiato da Castro, nel 2011 si propose come un attore di pace e negoziato agendo da subito, ben prima dei bombardamenti. E continuò a denunciare l’aggressione nei lunghi mesi di guerra che seguirono.

Ma Chávez e l’Alba non ebbero sostenitori: furono ignorati sia dalla sinistra progressista occidentale che dai blocchi statali del Sud.

Le notizie spazzatura, molto tempestive, ingannarono tanti. Ma negli ultimi anni, se penso alle minacce occidentali contro il Venezuela, tutta l’Africa ci appoggia, lo sta dimostrando all’Onu, mentre Europa e diversi paesi latinoamericani ci incalzano. Nel Consiglio di sicurezza i paesi egemoni non sono riusciti a ripetere l’exploit della risoluzione 1973, che aprì la strada alla distruzione della Libia. Ora l’unica eccezione africana alla solidarietà verso il Venezuela è il Marocco. Per via della Repubblica Saharawi, peraltro riconosciuta da almeno 80 paesi.