Se la crisi catalana persisterà «ci sono seri rischi per l’economia». Il Fondo monetario internazionale lancia l’allarme: «Consideriamo che le prospettive attuali per la Spagna siano positive. Ma nel caso in cui si prolungassero, le tensioni politiche potrebbero minare la fiducia negli investimenti e nei consumi» ha spiegato Andrea Schaechter, a capo della missione del Fmi nel paese iberico.

 

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Le banche, avvertito il pericolo, fanno fagotto aiutate dal governo centrale che ieri, in fretta e furia, ha approvato il decreto che facilita il trasloco in tempi rapidi delle aziende dalla Catalogna. Un decreto scritto su misura per CaixaBank, la prima banca catalana e la terza di Spagna, che che ora potrà lasciare la storica sede di Barcellona per quella di Valencia. Per approvare il cambio di domicilio legale, l’istituto finanziario, per statuto, avrebbe dovuto consultare anche l’assemblea degli azionisti, con il decreto questo passaggio salta e così dopo il Banco Sabadell, scappato ad Alicante, anche Caixa può lasciare la regione, come deciso ieri dal cda. La paura è di rimanere fuori dal sistema euro e fuori dalla protezione del Fondo di garanzia dei depositi. Per questo motivo anche Banca Mediolanum, ha deciso di spostarsi a Valencia. Una scelta, spiegano in un comunicato i vertici dell’istituto, guidata da «logiche economiche e commerciali e al fine di rimanere nell’ambito di supervisione della Bce». Il trasferimento si specifica «non comporta lo spostamento delle attività operative che rimangono a Barcellona».

Oltre alle banche l’incertezza del processo indipendentista mette il turbo ad altre aziende. Del decreto ha immediatamente approfittato Gas Natural Fenosa, la compagnia energetica nata in Catalogna nel 1834 che qui gestisce la rete del gas e le centrali a energia elettrica, ma che da domani avrà la sede legale a Madrid, temporalmente. Seguirebbe a ruota Abertis, la maggiore concessionaria autostradale spagnola che nella regione gestisce la AP-7 (di proprietà del governo centrale), entrambe le multinazionali sono partecipate dal gruppo La Caixa. Smentisce invece le voci di un imminente trasferimento a Madrid il polo automobilistico Seat che a Martorell, 26 chilometri da Barcellona, ha il primo stabilimento di auto della Spagna, terzo più grande di tutto il gruppo Volkswagen.

Il cambio di domicilio legale è un atto amministrativo e non implica movimento di personale o la delocalizzazione della produzione tiene a spiegare Jesús Sanmartín presidente dell’Ordine degli economisti e dei consulenti fiscali (Reaf): «Per Barcellona è solo un danno di immagine. L’effetto economico che si produce è ridicolo, cambierebbe radicalmente se aziende o banche trasferissero effettivamente la sede, con tutti i loro lavoratori e le attività economiche».