Oggi e domani urne aperte in Friuli Venezia Giulia: il primo test politico con 1.106.050 cittadini chiamati a rinnovare non solo la regione a statuto speciale.

Anche ammesso che il testa a testa previsto fra Pdl & Lega (più Udc, La Destra, pensionati, autonomisti) e centrosinistra sia davvero tale, sarà un voto destinato a pesare anche sul Quirinale senza inquilino. Il presidente uscente Renzo Tondo (berlusconiano, ma socialista laico con Eluana Englaro…) cerca la conferma del mandato. La «neo-renziana» Debora Serracchiani prova a reinventare l’alternativa che fu di Illy. Il M5S si affida a Saverio Galluccio, dopo aver «spento» il candidato Fulvio Di Cosmo iscritto alla massoneria. Infine, Franco Bandelli l’ex An alla testa del manipolo di Un’Altra Regione. Mancano nella scheda candidato e simboli della sinistra: colpa di una firma mancante nelle procedure con il ricorso di Marino Andolina respinto dal Tar e dal consiglio di stato.

Vigilia sofferta un po’ per tutti. Contestato Berlusconi in piazza a Udine, flop dello sbarco di Grillo a Trieste, democratici in affanno per le vicende nazionali. Mezzo secolo dopo anche l’autonomia del Friuli è in crisi, non solo per l’inchiesta sulle spese dei gruppi in consiglio regionale. Questo lembo del Nord Est paga la concorrenza di Austria, Slovenia e Croazia. Ma soprattutto il «corridoio europeo» fa viaggiare merci illegali e affari criminali, mentre la «sussidiarietà del business» intreccia banche con grandi opere su misura. Perfino la multiutility AcegasAps (626 milioni di ricavi netti nel 2012 ma con 464 milioni di debiti…) è stata fagocitata dall’emiliana Hera.

Sintetizza Omar Monestier, direttore del Messaggero Veneto: «Chiunque vinca avrà grossi problemi di bilancio, l’autonomia è stata spendereccia, godereccia e poco responsabile, al di là degli slogan. Ha un gran bisogno di essere riformata». E si vota anche per il comune di Udine, dove un centrodestra non proprio coeso presenta Adriano Ioanche ha condotto una campagna elettorale senza strepiti. Ha strepitato di più il sindaco uscente Furio Honsell: l’ex rettore dell’Università è il più «grillino» dei candidati, tanto da togliere argomenti e visibilità al candidato del M5S.

La campagna elettorale è stata senza polemiche o guizzi, democratica rassegnazione. Unici temi un parcheggio sotterraneo che 5 anni fa andava bene a tutti e adesso molti non vogliono e lo stadio, vera operazione geniale di Honsell: ha scaricato i costi di ricostruzione sull’Udinese in cambio di 99 anni di gestione.

Si vota anche per la provincia. Feudo leghista senza infamia e senza lode che dovrebbe restare nelle mani del presidente uscente Fontanini.

A Trieste, invece, è già tempo di disillusioni. Il recente rimpasto in municipio ha regalato alla giunta di Roberto Cosolini (Pd) un «tecnico» come Franco Miracco, che dal Consorzio Venezia Nuova era arrivato ad essere portavoce del «doge» Galan. Di fatto, è tramontato il progetto targato Unicredit-Maersk con 750 milioni di euro per la «ristrutturazione» del vecchio porto; peggio, si profila la beffa del giro di boa degli stessi investitori verso Capodistria. Burrasca anche alle Assicurazioni Generali: lo storico leone alato (secondo gruppo italiano per fatturato alle spalle di Eni) è alle prese con la «disciplina tedesca» imposta dal nuovo ad Mario Greco.

In Friuli si vota per scacciare gli incubi della cronaca nera: nell’ultima estate di Lignano l’orribile morte dei coniugi Burgato; ora le due ragazzine accusate dell’omicidio del pensionato Mirco Sacher. È la punta di un iceberg che affiora dalla mareggiata impietosa sulla società friulana. Monfalcone naviga a vista fra il devastante effetto dell’amianto, le infiltrazioni mafiose e l’odore di curry che non si sposa con la polenta. Pordenone si risveglia con truffe, bische clandestine, commercio in agonia…

Consola l’immagine di due mesi fa al Centro Balducci di Zugliano: Boris Pahor che «fa pace» con Peter Bossman, il medico ghanese naturalizzato sloveno eletto sindaco di Pirano. «Non siamo mai stati nemici. Siamo qui per parlare dell’Europa dei migranti, del nostro presente dopo la caduta del muro e di come preservare la nostra identità nell’Europa unita» ammoniva lo scrittore sloveno.