«Quella di Cgil e Uil è una scelta coraggiosa e giusta, che noi sosteniamo con forza. Vedo invece nelle forze politiche un misto tra stupore e indignazione: “Come si fa a scioperare in questo momento?”. E quando se no, visto che la crisi sociale morde e le risposte del governo non sono all’altezza della situazione, se non addirittura sbagliate?». Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, ce l’ha con i tanti critici dello sciopero generale: «Ne parlano come se fosse una cosa impraticabile, persino indicibile. Invece è un diritto, esercitato a ragione contro una manovra iniqua e incapace di fermare l’aumento delle diseguaglianze.

Il governo sostiene invece di aver avuto attenzione per le fasce più deboli.

In sintesi, sul fisco non c’è nessuna vera misura redistributiva; sul reddito di cittadinanza ci sono correzioni solo in senso punitivo, senza aver preso neppure in considerazione i risultati della commissione guidata da Chiara Saraceno. Non c’è nulla sul salario minimo, zero sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Sulle pensioni poi non si intravede nessuno sforzo per immaginare una soluzione per i giovani precari e con buchi contributivi: con questo sistema e questi salari avranno pensioni da fame.

È mancata una reale spinta riformatrice?

In una fase espansiva si doveva mettere mano a riforme più radicali per invertire il meccanismo inerziale di crescita delle diseguaglianze, che il Covid ha accentuato. Tutto questo non c’è stato.

Colpa di Draghi o dei partiti della maggioranza?

Colpa del governo e di chi lo sostiene. Questo esecutivo non è in grado di fare riforme coraggiose per la composizione stessa della sua maggioranza. Noi lo pensiamo da tempo e infatti stiamo all’opposizione: una simile compagine non poteva produrre niente di diverso.

Il premier sul fisco aveva provato a evitare sgravi per i più ricchi.

E invece ecco l’alzata di scudi solo all’idea di evitare riduzioni per i redditi sopra i 75mila euro. Per loro le tasse non sarebbero neppure aumentate: si congelava la riduzione. Apriti cielo.

Sono super ricchi sopra i 75mila?

No, non lo sono. Ma in tanti dimenticano che in Italia 5 milioni di persone guadagnano meno di 10mila euro l’anno. Qui proprio non si vuole capire quali sono le priorità. Quando Draghi dice che è il momento di dare è generico: non siamo tutti sulla stessa barca, l’idea di dare a tutti di per sé alimenta le diseguaglianze.

I suoi alleati del Pd sono troppo freddi verso la mobilitazione sindacale?

Sarebbe stata necessaria tutt’altra reazione allo sciopero. Il compito delle forze progressiste è difendere i più deboli ma, visto che il governo non lo fa, bisognerebbe almeno reagire tutti insieme.

I dem la pensano diversamente.

Capisco bene cosa voglia dire stare dentro una maggioranza e assumere quello spartito, ma qui la mediazione è troppo al ribasso. Spero che in Parlamento ci sia da parte loro un cambio di passo.

Anche Conte e il M5S sono freddi verso lo sciopero.

Considero la loro posizione altrettanto sbagliata.

Sono i suoi alleati per le prossime politiche.

Credo che questo sciopero debba spingerci tutti a ragionare, da subito, sulla piattaforma del centrosinistra: vogliamo o no mettere la lotta alle diseguaglianze al centro del nostro programma? Letta ha parlato di tassa di successione, noi di patrimoniale. Discutiamone. Se condividiamo le priorità è ora di mettersi al lavoro per trovare soluzioni comuni. Ma serve una forte iniziativa politica, siamo già in ritardo, non si può rimandare all’infinito con l’illusione che poi ci si mette tutto insieme alla vigilia del voto.

In questi giorni l’eventuale coabitazione tra Calenda e il M5S pare sempre più improbabile.

Non è un gioco di figurine o una antipatia tra persone. Calenda polemizza sempre coi sindacati, e mi pare che, al di là della figura di Draghi, auspichi il perpetuarsi anche dopo il 2023 di questo assetto politico, di una maggioranza dalla Lega a Bersani. Ecco, chi non è d’accordo deve costruire rapidamente una piattaforma alternativa.

Dunque no a Calenda, come dice Conte?

Il leader M5S ha ragione: mi pare assai poco verosimile disegnare la coalizione a prescindere dal merito. E lo dico senza alcuno spirito settario. E del resto anche quando era al governo Calenda ha sempre fatto politiche che favorivano lo sfruttamento e il precariato.