«Li ho visti, ho ricevuto foto da tutta Italia. I cortei erano affollatissimi». Non c’è dubbio che i ragazzi e le ragazze non avrebbero chiesto il permesso per scendere in piazza per il terzo sciopero globale contro i cambiamenti climatici, ma certo non è capitato spesso che il ministro dell’Istruzione desse loro una benedizione.

Lo ha fatto il ministro Lorenzo Fioramonti che nei giorni scorsi ha inviato una circolare ai dirigenti scolastici chiedendo di accettare le giustificazioni per «manifestazione» per gli assenti di ieri. Le polemiche non sono mancate.

«Per me era importante mandare un segnale», spiega, «il clima è una questione trasversale, è la più importante sfida per il futuro. Gli studenti stanno svegliando la politica addormentata, una generazione che può fare la differenza ma deve darsi una mossa. Per me era importante dire loro: fate bene a mobilitarvi perché metterete il clima al centro del dibattito».

Ieri sera il ministero era illuminato di verde per il Friday for future e la notte europea dei ricercatori.

Insomma ministro, ha ‘giustificato’ gli assenti per corteo?

No, non ne ho il potere. Ma volevo dare un segnale, e molti dirigenti scolastici volevano dire ai propri studenti che andare in piazza era giusto. Ho dato loro la copertura istituzionale. E alle famiglie che scriveranno la vera ragione dell’assenza dico: dovete essere orgogliosi dei vostri figli.

Lei dice che i giovani chiedono alla politica di darsi una mossa. La politica siete voi, il governo. Di ’green’ parlate molto. Ma in concreto ancora non è chiaro cosa farete.

Io parlavo della politica globale. Per quanto riguarda il governo, ha adottato iniziative importanti verso un green new deal e verso lo scorporo degli investimenti dai parametri di Maastricht. Io mi sto muovendo. Alle scuole avevo già indicato di dedicare un’ora di riflessione sul perché dei cambiamenti climatici. Oggi (ieri, ndr) al ministero abbiamo ospitato centinaia di ragazzi che hanno presentato i progetti sull’efficienza energetica, la tecnologica verde, la riforestazione. E una tavola rotonda con le principali associazioni ambientaliste che si occupano di sensibilizzare le scuole e le famiglie nei temi ambientali. Da settembre 2020 partirà un’educazione civica con una cornice complessiva che è quella dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile.

Fin qui siamo alla cultura ambientalista. Ma il governo darà una svolta alle politiche industriali?

L’impegno di questo governo è evidente anche dalle prime conversazioni sulla legge di bilancio. Siamo tutti convinti dell’importanza di una transizione economica. Presto l’inversione di tendenza verso uno sviluppo sostenibile si potrà misurare. Per quello che riguarda il mio ministero, punto sulla ricerca sulle tecnologie rinnovabili e sull’innovazione. Il 23 ottobre ho organizzato un evento con tutte le ’conf’, il mondo delle imprese e le partecipate, gli enti pubblici di ricerca e i rettori per sottoscrivere un patto per la ricerca, con investimenti pubblici e privati, che punti alla ricerca sostenibile.

Il presidente Conte aveva lanciato l’agenzia nazionale della ricerca. Il progetto c’è ancora?

Sì, sarà una cabina di regia governativa in grado di rendere coerente l’attività di ricerca di enti pubblici di ricerca di ministeri diversi. Nel mio ne ho 12, ma ne hanno anche il ministero dell’agricoltura, della sanità, dei trasporti, dell’ambiente, il Mise. I paesi dove la ricerca è un volano economico hanno un’agenzia che coordina tutte queste attività e crea un modello di collaborazione più efficiente.

La destra con cui voi 5 stelle avete governato prende in giro Greta e vi ricorda che lo sviluppo ha fatto bene a tutti.

È un argomento retorico dagli anni 60: il progresso è inevitabile, quindi dobbiamo avvelenarci. Il modello di sviluppo contemporaneo ha permesso di migliorare la qualità della vita. Ma a che costo? Se il costo è distruggere il pianeta mi pare sia lecito avere come obiettivo mantenere uno stile di vita da benessere ma senza autodistruggersi. O dovremmo dire: siccome non c’è più la schiavitù non dobbiamo lottare contro il lavoro sottopagato?

I 5 stelle sono accusati di teorizzare a decrescita felice, che però è infelice. La teorizzate?

La decrescita infelice è quella che c’è oggi: l’economia in stagnazione e la crescita non c’è. Se non immaginiamo un modello di crescita diverso non cresceremo, e di sicuro saremo infelici. L’economia migliore ha al suo interno l’ecologia, quella che è passata dal consumo estremo di suolo all’economia della conoscenza. Chi dice altro guarda al passato e blocca la capacità espansiva delle nostre economie.

Torniamo alla scuola. Le scuole hanno ha una frequenza di cedimenti e crolli da bombardamento: uno ogni tre giorni.

Il rapporto di Cittadinanza attiva che dà questi numeri l’ho presentato io. È evidente che non si può immaginare un modello nuovo di didattica se le scuole sono in condizioni disperate. I finanziamenti non mancano ma spesso è complesso realizzare i lavori di efficientamento e ricostruzione. E le scuole restano inagibili a lungo. Per questo ho costituito un ufficio nel ministero che avrà il compito di accompagnare gli enti locali responsabili delle strutture scolastiche – comuni, province e città metropolitane – nella realizzazione degli interventi. Spesso i ritardi nascono dalla poca capacità degli enti locali di gestire appalti complessi. Stiamo studiando una norma che consenta allo stato di sostituirsi all’ente locale che comunica di non essere in grado. Già oggi lo facciamo a Roma con convenzioni con i municipi. Ma serve una norma generale. Intanto in questi giorni ho stanziato 67 milioni sull’emergenza dell’edilizia scolastica di 129 scuole e 67 milioni per i solai.

C’è un’altra emergenza, quella dei precari. A che punto è il decreto saltato negli ultimi giorni del governo gialloverde?

Dobbiamo arrivare il prima possibile a concorsi ordinari, certi e regolari, la situazione con centinaia di precari storici e classi scoperte non è sostenibile. Stiamo ultimando il negoziato con le forze sindacali. A giorni lo annunceremo.

Si aspetta il rinnovo del contratto dei prof e l’aumento dello stipendio. Ha promesso 100 euro.

Mi sono già impegnato a portare a casa presto il rinnovo del contratto. Sugli stipendi si sa come la penso. È importante che arrivi in tempi brevi. La legge di bilancio è il momento nodale per entrambe le questioni. Ho già spiegato che per me, per me come ministro, la questione degli investimenti è centrale.

Lei ha anche detto: la regionalizzazione nella scuola non si fa. Il ministro Boccia sembra più possibilista. Chi cederà?

Con il ministro Boccia ci siamo confrontati più volte. Per me la scuola pubblica in tutto il territorio nazionale è un valore. Boccia sta cercando di capire come si possano coniugare l’esigenza di una scuola pubblica nazionale e quella di occupare nelle regioni tutte le cattedre in maniera tempestiva. Il docente comunque resterà un dipendente dello stato. Con le regioni si può discutere che il percorso sia così efficiente da avere insegnanti stabili, per la sacrosanta continuità didattica. Ma la scuola resterà unica, pubblica e nazionale.