Non c’è proprio storia: il mercato dell’auto continua a perdere pezzi, e anche in giugno si è registrato un calo pesante, in particolare per la Fiat. Il calo generale registrato nel mese appena trascorso è del 5,5% rispetto allo stesso mese di un anno fa: sono state immatricolate 122.008 vetture, mentre nei primi sei mesi il bilancio è di 731.203, ovvero il 10,33% in meno rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.

La Fiat è crollata in Italia, ma registra al contrario ottime performance in Brasile. Il Lingotto ha infatti segnato un pesante -15,24%, con 33.504 vetture contro le 39.528 di un anno fa. Nei primi 6 mesi il gruppo torinese ha venduto 213.152 vetture, in calo dell’11,44% rispetto allo stesso periodo del 2012. La quota di mercato della Fiat passa al 27,46%, in giugno, mentre nel semestre è del 29,15. Sui risultati «pesa ancora la mancata fornitura di componenti per alcuni modelli: sono oltre 2 mila le vetture che non è stato possibile consegnare ai clienti» commenta l’azienda in una nota.

Ma c’è anche un’altra spiegazione fornita da Torino, e non è tenera nei confronti degli altri costruttori: «Le immatricolazioni negli ultimi giorni sono state influenzate da un anomalo incremento delle vetture a noleggio delle “Km zero” da parte della concorrenza che Fiat ha deciso di non seguire».
In Brasile, al contrario, le vendite hanno toccato i livelli più alti di sempre. Sono 63.864 le auto e i veicoli commerciali consegnati a giugno e 380 mila quelli del semestre.

Un quadro molto più cupo quello italiano, secondo gli operatori del comparto. Se il trend proseguirà – spiega Federauto, l’associazone dei concessionari – l’anno potrebbe chiudersi sotto quota 1 milione e 250 mila macchine. Per il Centro Studi Promotor «è il 39esimo calo mensile a partire dal marzo 2010, cioè dalla fine degli ultimi incentivi alla rottamazione. È difficile prevedere quando sarà toccato il fondo». Per Massimo Nordio, presidente Unrae, il cambio di governo non ha modificato la situazione: «I recenti provvedimenti non sembrano determinare un effettivo miglioramento del clima di fiducia, mantenendo invece incertezza su famiglie e imprese, per via degli annunciati rinvii di Iva ed Imu».