Fascisti d’America di Federico Leoni (Paesi Edizioni, pp. 159, euro 16) parte dall’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso per indagare sull’estrema destra statunitense, l’«alternative right», o più semplicemente l’«alt-right», un arcipelago di movimenti e organizzazioni molto diverse tra loro. I contenuti di quest’area assai frastagliata spaziano dal principio base del suprematismo bianco, con posizioni apertamente razziste e richiami al nazismo, fino a convincimenti più moderati, passando per l’anti-globalismo in favore del protezionismo economico, l’antifemminismo, l’islamofobia e l’antisemitismo. Il tutto condito dalle più svariate teorie complottiste incentrate sulla cospirazione delle élite (finanziarie, industriali e intellettuali) volta a instaurare un «Nuovo ordine mondiale». Il nemico comune è rappresentato dalla sinistra-liberal, multiculturale e multilaterale, dal Partito democratico, ma anche dalla destra mainstream repubblicana.

AD ALIMENTARE l’«alt-right» hanno certamente contribuito alcuni cambiamenti demografici con l’aumento dell’immigrazione dal Sudamerica, in particolare dal Messico, ma anche l’elezione nel 2008 di Barack Obama, il primo presidente afroamericano che ha risvegliato sentimenti xenofobi. Il boom dei social e di Internet ha consentito, infine, di disporre di mezzi rapidi ed efficaci per veicolare il proprio «credo». Ma se l’alt-right «è una realtà vivente», come scrive Leoni, le radici storiche affondano nel Ku Klux Klan, il movimento costituito da ex militari confederati nella seconda metà dell’800 in Tennessee, dopo la Guerra di secessione, volto a terrorizzare i neri per tenerli lontano, soprattutto al Sud, dalle urne. Da lì il succedersi di frange armate convinte della superiorità dei bianchi e animate dalla paura della loro estinzione. Secondo i suprematisti la «guerra razziale è latente, o è già in atto, e va solo combattuta».

A TENTARE di innescare «una seconda guerra civile» si sono adoperati in più d’uno, da Timothy McVeigh, che il 19 aprile 1995 fece strage di 168 persone con una bomba nel centro di Oklahoma City, a Dylann Roof, che il 17 giugno 2015 assassinò in una chiesa a Charleston, nel South Carolina, nove membri della locale comunità afroamericana. Le «Milizie» armate in lotta contro il governo federale, come gli Oath Keepers o i Three Percenters, il circuito della Christian Identity, i Proud Boys, i Patriot Prayer o i Boogaloo Boys, fino a QAnon, considerata dall’Fbi «una minaccia terroristica interna», vengono passati in rassegna, componendo lo scenario di una destra radicale con molti vasi comunicanti, che ha trovato in Donald Trump il proprio riunificatore, in grado di «dar vita a un enorme universo alternativo» offrendo ai suoi membri «di poter agire pubblicamente e a volto scoperto». Il libro di Federico Leoni è una sorta di utile mappa per orientarsi nel mondo dell’estrema destra americana, impreziosita da un’appendice illustrata con le immagini delle bandiere e dei simboli di questi gruppi.