Mario Draghi l’ha voluta guardare in faccia la giovane Greta Thunberg e a lei, insieme alle altre due attiviste incontrate a Milano in Prefettura, ha promesso che i governi agiranno al prossimo G20: «siamo consapevoli che dobbiamo fare di più, molto di più». Le tre giovani, oltre a Greta Martina Comparelli di Fridays For Future Italia e l’ugandese Vanessa Nakate, hanno apprezzato il gesto di Draghi, «positivo che ci abbia voluto incontrare» ha detto Martina Comparelli, «ma non basta dire di essere d’accordo». Per la prima volta i giovani attivisti per il clima hanno parlato di youth washing: tanti bei complimenti alle nuove generazioni, ma senza prenderle davvero sul serio.

GRETA THUNBERG lo aveva definito nei giorni scorsi il «bla bla bla» dei politici. A Milano ieri si è chiuso il summit a cui hanno partecipato 400 giovani da tutto il mondo, la Youth4Climate e si è aperta la Pre Cop26 che servirà a preparare la Cop26 vera e propria che si terrà a Glasgow, in Scozia, dal primo al 12 novembre. Dell’incontro con le tre attivisti Draghi ha detto: «è andato benissimo».

Loro lo hanno preso come un momento interlocutorio, «Draghi sa quello che diciamo, ma bisogna fare. Vedremo cosa succederà al G20» hanno spiegato. L’appuntamento del G20 di Roma il 30 e 31 ottobre prossimi sta diventando l’ennesimo appuntamento internazionale dove i governi prenderanno impegni. «Vogliamo prendere un impegno per quanto riguarda l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi» ha detto Draghi, «e vogliamo sviluppare strategie di lungo periodo che siano coerenti con questo obiettivo». Già, ma come? Del resto l’obbiettivo di contenimento dell’innalzamento della temperatura globale entro un grado e mezzo era quello preso cinque anni fa a Parigi. Dalla Prefettura al Mico di Milano, dove giovani e grandi si sono dati il cambio, con la chiusura della Youth4Climate e l’apertura della Pre Cop26, appena Mario Draghi prende la parola per la delegazione dei giovani viene contestato da sette delegati.

LA SICUREZZA LI ALLONTANA e prende i loro passaporti, lo racconta l’irlandese Saoi Ó Chonchobhair via Twitter. «Siamo stati mandati via dall’incontro con Draghi. Ora la sicurezza ci tiene fuori, ci hanno preso i passaporti». Un altro delegato allontano, il messicano Ivan Daniel Martinez, sempre via Twitter: «L’Europa dovrebbe essere un continente di libertà d’espressione». L’incidente di percorso porta Greta Thunberg in segno di protesta a non fare l’annunciata conferenza stampa della mattina: «Vengono ricevuti solo gli attivisti di serie A» dice ai suoi compagni attivisti radunati al parco di City Life.

Quando riprende la parola, nel suo bla bla bla ai giovani, e davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Draghi spiega che «questa generazione, la vostra generazione, è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità: o affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo. Il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico». Draghi dice anche ai giovani a cosa servono i bla bla bla dei politici. «Voglio dire giusto una cosa sul bla bla bla: a volte è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di agire. Ma quando ci sono queste trasformazioni epocali, è necessario convincere le persone che l’azione è necessaria. La mia sensazione è che i leader dei governi oggi siano tutti convinti che sia necessario e sia necessario farlo presto».

DRAGHI LANCIA anche una stoccata a Trump per convincere i giovani che qualcosa è cambiato: «Non dimentichiamo che alcuni Paesi hanno abbandonato l’accordo di Parigi e poi hanno cambiato idea e ringrazio Biden per questo». Tutti i big intervenuti hanno applaudito ai giovani attivisti per il clima: «I giovani di tutto il mondo stanno già pagando il prezzo per le azioni sconsiderate dei più grandi» ha detto in video call il premier britannico Boris Johnson, «c’è ancora giusto il tempo per fermaci».

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha fatto un appello ai paesi ricchi a rispettare gli impegni presi. Gli Stati più ricchi «hanno promesso di allocare 100 miliardi di dollari, ora devono mantenere questo patto, come devono sostenere l’Accordo di Parigi». E poi i giovani: le proteste «sono giuste» perché «solo se loro alzano la voce i Paesi più sviluppati capiscono che devono muoversi e offrire aiuto e resilienza a quelli in via di sviluppo». La voce dei giovani è alta da anni e da ieri dice anche: «no more green washing, no more youth washing».