I gatti sono uno di quei temi sul quale il mondo si divide, fra chi li ama moltissimo e chi non li apprezza, chi ne subisce il fascino e chi nutre nei loro confronti una certa diffidenza. A suscitare questi diversi sentimenti sono spesso gli stessi fattori, come la loro indipendenza e enigmaticità. In ogni caso, i gatti difficilmente lasciano indifferenti. Affiancano il genere umano da meno del cane, ma hanno conquistato velocemente un ruolo da protagonisti nella vita di persone e famiglie. Occupano le nostre case, le nostre conversazioni, le nostre pagine social. Tuttavia, quello che si sa e si pensa del gatto non sempre è sufficiente o aderente alla realtà. L’esperienza personale, il mito quando non l’isteria spesso restituiscono un’immagine distorta di quello che è un felino, che ha ritenuto vantaggioso e nemmeno troppo sgradevole accompagnarsi a un essere umano.

I numerosi gatti che hanno attraversato la vita della biologa Lisa Signorile hanno avuto la fortuna di trovare una persona che, oltre a dar loro affetto e cura, li ha studiati con occhio «clinico» per capire i loro comportamenti e le loro necessità, sfatare pregiudizi e malintesi, trovare le strategie per la miglior convivenza possibile, rispettando i diritti dell’uno e dell’altro. Tutte queste preziose informazioni sono confluite nel libro Il gatto. Manuale d’uso e manutenzione che offre una panoramica a 360 gradi sulla biologia, l’anatomia, la salute, i comportamenti dei gatti e anche gli errori e le storture che si producono nel mondo degli e delle umani/e che li frequentano.

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Fra le ragioni delle diffidenze che il gatto suscita nella metà del mondo che dicevamo, c’è il consideralo una specie anaffettiva, opportunista, aggressiva. Spesso si dice «si affezionano più alla casa che all’uomo». Nella sua esperienza di convivenza e in seguito ai tuoi studi, come risponde a queste affermazioni?
Chi pensa che i gatti siano opportunisti e anaffettivi di solito è perché non ha mai convissuto con un gatto. Secondo studi recenti il rapporto tra un gatto e il suo amico bipede è stretto tanto quanto quello tra un bambino piccolo e il suo caregiver, in termini di dipendenza psicologica. Chiaramente questo implica che il bipede in questione deve essere disponibile a un rapporto stretto e non deve limitarsi ad aprire le lattine di cibo. L’equivoco nasce dal fatto che, mentre i cani sono disposti a obbedire e accettare la superiorità gerarchica del padrone, i gatti vivono il rapporto in maniera paritaria, sono coinquilini, non sottoposti, non obbediscono e spesso se li chiami ti ignorano. Ma sono coinquilini che, nel loro modo felino, ci vogliono un mondo di bene, ci aspettano dietro la porta quando torniamo, ci fanno le fusa, cercano il contatto fisico e a volte vanno in sindrome d’abbandono se partiamo lasciandoli a casa.

La convivenza con il gatto è più che possibile, tuttavia esistono comportamenti che purtroppo possono indurre all’abbandono o far desistere dall’adozione. Quali sono i principali problemi e le possibili soluzioni?
La convivenza, anche soltanto tra esseri umani, può portare spesso a incomprensioni o alla necessità di dover rinunciare a qualcosa per accomodare le esigenze altrui. Questo vale anche nel caso della convivenza tra il gatto e noi, con la differenza che i gatti, non potendo parlare, sono spesso incompresi e le loro esigenze non vengono ascoltate. Quando diciamo che il gatto «fa i dispetti», trattiamo un animale di un’altra specie in un’ottica antropocentrica, come se ragionasse come un essere umano. In realtà il felino sta semplicemente cercando di comunicarci il suo disagio nell’unico modo che conosce, attirando l’attenzione su di sé. Ed ecco che arrivano i bisogni fuori dalla lettiera, i miagolii notturni, i divani graffiati, l’aggressività e altri problemi che spesso portano, purtroppo, all’abbandono. Trattandosi di animali dalla personalità individuale molto marcata e di circostanze che variano da caso a caso non c’è una formula che va bene in tutti i casi. Il rimedio dovrebbe cominciare però dal cercare di capire cosa sta cercando di dirci il nostro gatto e cosa gli causa disagi. Nel mio libro esamino molti di questi aspetti, per cercare di guidare verso una soluzione che però deve essere voluta e cercata con grande pazienza dai conviventi bipedi dei gatti.

I gatti sono considerati degli esseri enigmatici perché effettivamente alcuni comportamenti risultano inspiegabili, ma nella sua indagine fornisce gli elementi per interpretare tutta una serie di gesti e ricondurli alla biologia oltre che all’anatomia di questo felino; possiamo fare qualche esempio?
Secondo uno studio recente sono stati classificati almeno 250 segnali di comunicazione non verbale, in effetti, un numero molto alto per un animale tendenzialmente solitario. Alcuni di questi segnali, come il gatto che rizza il pelo e inarca la schiena non abbiamo difficoltà a riconoscerli, mentre altri abbiamo più difficoltà a interpretarli. Per esempio, se un cane scodinzola quando è felice, un gatto agita la coda quando è insicuro o nervoso, e questo a volte porta a equivoci. Un gatto che vuole comunicare amicizia spesso socchiude gli occhi, o si ribalta pancia su. Ma se gli accarezziamo la pancia a volte ci morde. A noi, grandi primati, che abbiamo certi schemi di comportamento col contatto fisico, sembra contraddittorio, ma i gatti tra loro non si toccano mai la pancia e l’esperienza può essere vissuta come una violazione dello spazio personale, da cui il morso.

Come racconta nel libro, anche il gatto, per quanto più schivo e indipendente del cane, ha subìto nel corso del tempo da parte dell’essere umano processi di incroci selettivi che hanno portato a nuove razze in alcuni casi aberranti. A che scopo una migliore domesticazione?
Non direi che lo scopo della selezione artificiale per produrre nuove razze sia migliorare la domesticazione. Di solito si perseguono obiettivi puramente estetici: le varianti ottenute hanno aspetti insoliti, come muso schiacciato, zampe corte, assenza di coda o di pelo, orecchie pendule, pelo lunghissimo e cosi via. Questo rende attraenti questi gatti agli occhi di persone alla ricerca di un ideale estetico felino, per cui sono disposti a spendere centinaia o a volte migliaia di euro per un gatto con queste caratteristiche: il gatto smette di essere un animale con le sue esigenze, per divenire una manifestazione dello status sociale del suo padrone che può permettersi un gatto «diverso». Purtroppo molte delle mutazioni selezionate sono poco funzionali e possono ridurre anche di molto la qualità della vita dell’animale, portando a sofferenze o morte precoce. Questo sia per la mutazione stessa, come nel caso dei gatti di Manx, la cui assenza di coda è dovuta a una spina dorsale bifida, con tutto quello che consegue da questa patologia comune anche all’uomo, sia da patologie associate all’incrocio tra consanguinei. In alcuni casi si parla di un vero e proprio «maltrattamento genetico», per cui è sempre il caso di informarsi bene sulle razze, prima di acquistare un gattino. Inoltre, secondo me, non c’è nulla di più bello di un gatto nel suo aspetto selvatico, che è il prodotto della selezione naturale che ha creato una macchina pressochè perfetta. Perché dovremmo interferire con l’opera dell’evoluzione?