La giornata nazionale del gatto esiste in Italia dal 1990 su iniziativa di una giornalista che propose ai suoi lettori un referendum per istituire una giornata di dibattiti, iniziative artistiche, raccolte fondi, conferenze dedicate alla tutela dei tantissimi felini che popolano il paese. La ricorrenza è soprattutto l’occasione per promuovere la cura e le attenzioni verso questi animali e per divulgare una corretta informazione contro l’abbandono.

PER QUANTO ANIMALI MOLTO AMATI, le principali organizzazioni ambientaliste concordano nel fatto che sono poco considerati dalle istituzioni. Un dato che si evince a partire dai numeri del tutto aleatori che riguardano la presenza del felino sul territorio italiano, in quanto non esiste un’anagrafe nazionale: solamente i comuni, e non tutti, si prendono la briga di effettuare qualcosa di simile a un censimento. Sono le associazioni ambientaliste che cercano di fornire un’informazione più ampia, non senza difficoltà e inevitabili approssimazioni.

LEGAMBIENTE CON IL FOCUS A-mici in città ha prodotto alcuni dati relativi al 2021, stimando tra i 10 e 15 milioni di gatti presenti nelle case dei cittadini, mentre sarebbero tra 700.000 e 1.000.000 quelli liberi nelle colonie feline registrate nelle città italiane e tra 66.000 e 72.000 le persone ufficialmente impegnate nel loro accudimento volontario, le/i cosidette/i gattare e gattari, persone spesso bistrattate da chi non ha particolarmente a cuore la sorte degli animali randagi, che quotidianamente svolgono un lavoro faticoso, oneroso dal punto di vista economico e preziosissimo non solo per la salute degli animali ma anche per quella umana e per il decoro dei territori.

SEMPRE STANDO AL RILEVAMENTO di Legambiente, solo il 34,7% delle amministrazioni comunali dichiara di avere colonie feline presenti sul proprio territorio, solo il 26,4% di sapere quanti gatti ci siano in queste stesse colonie. Tra i comuni che sanno di avere colonie feline, soltanto il 16,4%, dichiara di aver sterilizzato più del 90% dei gatti presenti nelle sue colonie. Il 5,6% dichiara di avere gattili sanitari (strutture pubbliche per curare gli animali liberi malati o feriti) presenti sul proprio territorio o convenzionati e solo il 3,2% dichiara di avere oasi feline. La Lav (Lega Anti Vivisezione) dal 2017 raccoglie i dati di regioni e province autonome per stilare un rapporto annuale sul randagismo, che conferma la scarsità e/o l’incompletezza di dati relativi a colonie feline, gattili e sterilizzazioni. Secondo l’ultimo rapporto alcune Regioni, come Calabria, Basilicata e Friuli -Venezia Giulia non ne conoscono il numero o non è aggiornato, o ancora il censimento e la gestione delle colonie feline sono effettuati dai Comuni e non sussiste l’obbligo di rendicontazione alla Regione.

AL NETTO DELLE CARENZE, risultano quasi 78 mila colonie feline, maggiormente concentrate al Nord, meno al centro e ancora meno al sud. Ai dati incompleti si aggiunga che sul territorio nazionale vi è una importante presenza di gatti che vivono in gruppo il cui status di colonia felina non è riconosciuto come invece dovrebbe esserlo per legge. Estremamente rari i gattili: in tutta la penisola sono solo 116, mentre le oasi feline si contano sulle dita di una mano: solo il 6% dei comuni dichiara di averle, secondo il dossier di Legambiente.

L’OASI FELINA, STRUTTURA CHE OLTRE a fornire riparo e cura è dotata anche di uno spazio aperto delimitato, è la formula più adeguata per l’accoglienza dei randagi e il loro controllo, puntualizzano alla Lav; la più famosa è quella di Largo di Torre Argentina a Roma, che solo nel 2022 ha sterilizzato più di 5 mila gatti e accolto 50 nuovi mici. Per quanto riguarda le sterilizzazioni, risultano circa 70 mila quelle effettuate in un anno su tutto il territorio nazionale, in numero proporzionale alla presenza di strutture. Per quanto possa sollevare argomentazioni di tipo etico, la sterilizzazione è la migliore forma di prevenzione del fenomeno del randagismo, fonte di sofferenza e morte precoce.

LE COLONIE FELINE ACCUDITE e registrate sono fondamentali a questo proposito in quanto per legge i gatti sono sterilizzati gratuitamente e in linea teorica (non sempre viene fatto dal veterinario che effettua la sterilizzazione) anche dotati di microchip. Una pratica obbligatoria per legge anche per i gatti che hanno una casa ma da cui possono uscire. I controlli però sono scarsi e inefficaci, anche perché sono solamente due, Lombardia e Puglia, le regioni che hanno reso obbligatoria l’identificazione tramite microchip e l’iscrizione all’anagrafe: provvedimento che ha solo vantaggi, per i gatti e per le amministrazioni, in quanto la tracciabilità dell’animale contrasta efficacemente l’ignobile pratica dell’abbandono.