Mentre l’establishment repubblicano sta cercando di capire come far fronte alle accuse di molestie a minori contro Roy Moore, candidato per il Senato nelle elezioni speciali previste tra un mese in Alabama, l’ «effetto Harvey» arriva su Capitol Hill passando per «Saturday Night Live». Accusato è Al Franken, senatore democratico del Minnesota, autore di punta di SNL e presenza regolare nel programma dall’inizio degli anni ottanta alla metà degli anni novanta; scrittore di best seller satirici sulla politica USA e, tra il 2004 e il 2007, conduttore di un talk show quotidiano presso la radio progressista Air America.

Considerato una delle stelle dell’ala liberal del partito democratico (quella del suo idolo, Paul Wellestone) e un potenziale futuro candidato alla presidenza, Franken è stato accusato di aver fatto delle avances pesanti alla modella di biancheria intima e conduttrice radiofonica Leeann Tweeden. I fatti si sarebbero verificati nel 2006, durante un tour in Medio Oriente organizzato dalla USO (dal 1941, porta entertainment alle truppe americane). In quell’occasione, ha twittato giovedì Tweeden, Franken le avrebbe messo la lingua in bocca durante uno sketch comico che prevedeva si baciassero, e poi si sarebbe fatto fotografare toccandole il seno. Immediata la reazione a Capitol Hill, da colleghi di entrambi i partiti: molti chiedono un’inchiesta, altri le dimissioni.

Sulle news impazza via Twitter anche Trump, che su Moore non ha detto una parola ma che qui urla allo scandalo, dimenticando il suo mantra dell’autunno scorso – you grab them by the pussy! «Dove sono le foto n. 2,3,4?» twitta il presidente di fronte all’immagine incriminata in cui Franken, guardando in macchina, appoggia (o fa il gesto di, non si capisce) le mani sul seno di Tweeden dormiente, in divisa militare. Lo scatto è, ovvio, a beneficio di commedia –una pantomima goliardica, volgare, niente di più.

Di fronte al Tweet di Tweeden («…era inarrestabile, come Harvey Weinstein!…»), Franken avrebbe probabilmente potuto invocare almeno qualche sfumatura di grigio – tra l’altro lei è spesso apparsa sull’iper-reazionario programma di Sean Hannity, è repubblicana…. Ma con l’aria che tira non si scherza. Così il senatore ha rilasciato ben due lettere di scuse –la seconda più contrita dopo che la prima era stata considerata soft, e ha promesso che appoggerà qualsiasi inchiesta del senato sul suo conto.

«La foto voleva essere divertente, mi accorgo che non lo è», ha scritto Franken nella dichiarazione di scuse, ricordandoci che l’umorismo può, o meno, essere riuscito, ma anche che cambia con i tempi. E questi sono tempi veramente duri per la commedia – tutto vale, quando si ride di Trump, ma il sesso sta diventando off limits. Chiunque abbia osato battute sull’affare Harvey Weinstein è stato incenerito.

I comici di tarda serata, all’unisono, hanno dato voce alla loro disapprovazione per Franken che, come Louis C.K., appartiene a una generazione post ‘68, che ha fatto fortuna sulla satira a sfondo sessuale. Un paio di settimane fa un’intera, affilatissima, puntata di Saturday Night Live (condotta da Larry David, altro veterano dello show) è stata stroncata dai commentatori –a partire dal «New York Times» (nella sua nuova, savonarolesca, incarnazione di arbitro morale della cultura), perché troppo estrema, o come si dice adesso «non divertente». Questi venti di reazione non arrivano dalla Casa bianca o da Breibart News, ma sono altrettanto preoccupanti.

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