Undici giorni dopo il consiglio dei ministri che l’ha varato, il decreto Dignità è finalmente stato promulgato e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di ieri. Capita però che nell’impazzimento generale il ministro Luigi Di Maio abbia già dato sostanziale via libera ad una grossa modifica: il ritorno dei voucher. Con una motivazione che fa a pugni con le posizioni del M5s di soli due anni fa.

«I voucher sono stati eliminati per un modo di pensare malsano, per la paura di perdere un referendum e quando si fa così si fanno danni», ha affermato il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico parlando all’assemblea di Coldiretti. L’abolizione da parte del precedente governo non è arrivata per «la volontà di riformare ma per la paura», ha ribadito Di Maio. «Chiedo a voi – ha affermato ancora il ministro, rivolgendosi alla platea plaudente di Coldiretti – di scrivere la norma insieme, per fare in modo che non si sfrutti nemmeno un giovane o un meno giovane in questo Paese. È l’unica cosa che chiedo: ci diciamo onestamente a cosa servono» i voucher, «per cosa devono essere utilizzati e per cosa non devono essere utilizzati».

Peccato proprio la certezza che il M5s votasse per il Sì all’abrogazione dei voucher portò il governo Gentiloni a decidere di cancellarli – per poi reintrodurli sotto mentite spoglie pochi mesi dopo con uno dei tanti acromini dell’era renziana, il PrestO (prestazioni occasionali).

Quindi Di Maio ieri ha ammesso di aver cambiato idea. Mentre tutti i sindacati – anche Cisl e Uil che non avevano raccolto le firme per l’abrogazione con la Cgil – protesteranno dal 24 luglio davanti alla Camera contro la reintroduzione chiesta a gran voce dalle imprese e dal ministro leghista dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio: «Mi sembra che Di Maio abbia dato il suo benestare, nessuna lite in maggioranza, più d’accordo di così», ha festeggiato sempre all’assemblea Coldiretti.

SU UN’ALTRA RETROMARCIA – confermata da tutti i testi del decreto che non contenevano la norma – Di Maio ha cercato di difendersi. I contratti stagionali «non hanno mai avuto le causali: adesso sta girando questa fake news secondo cui avrei mollato sulle causali per i contratti stagionali ma gli stagionali non hanno mai avuto le causali, hanno una loro disciplina», spiega il vice premier.

PER IL RESTO IL TESTO RICALCA quello annunciato ieri e contiene una previsione molto contestata dalle opposizioni. Nelle tabelle della relazione tecnica si prevede che a causa del passaggio da 36 a 24 mesi di durata massima dei contratti a termine, le nuove regole comporteranno una perdita di 8 mila posti di lavoro all’anno per i prossimi 10 anni – quest’anno se ne provedono 3.300. Si tratta di una ovvia equazione matematica – meno rinnovi, meno lavoratori a tempo – che però ha scatenato il Pd che parla «di fallimento» e «riduzione dell’occupazione».
In Italia si attivano ogni anno 2 milioni di contratti a termine (esclusi i lavoratori stagionali, quelli agricoli e i dipendenti pubblici, a cui non si applicano le nuove norme).

NEGLI 11 GIORNI DI ATTESA della promulgazione è scattata la corsa a stipulare contratti per evitare di incappare nella stretta sia per la pubblicità dei giochi, sia sui contratti a termine e di somministrazione. Una sorta di «furbetti della vacatio» che ha visto consulenti del lavoro scrivere ai propri clienti per suggerire di fare presto a rinnovare contratti ed allungare le scadenze, ma anche le società calcistiche stringere sugli sponsor. «Se qualcuno ha fatto i contratti per fregarci metteremo una norma in sede di conversione del decreto per evitare che la faccia franca», ha annunciato Di Maio.

QUANTO ALLE COPERTURE, salvo il Fondo sul pluralismo dell’editoria, si userà un Fondo inutilizzato del Mef per la riduzione delle tasse e un’imposta maggiorata proprio sui giochi.