Il giorno dopo i negoziati in Turchia l’atmosfera è tornata ad essere meno cordiale, tra scambi di accuse reciproche tra Kiev e Mosca e considerazioni differenti su quanto accaduto a Istanbul. Contemporaneamente è stata una giornata diplomatica rilevante: l’incontro tra il ministro degli esteri cinese Wang Yi e il suo omologo russo Lavrov; Draghi ha sentito Putin al telefono; Zelensky ha parlato a lungo con Biden.

DA PARTE SUA KIEV ieri è tornata a chiedere aiuti e pressioni sulla Russia: il presidente ucraino ha ribadito la necessità di escludere Mosca dal commercio internazionale, il ministro degli esteri ha chiesto alla Ue di aumentare le sanzioni (Bruxelles avrebbe risposto di sì) e si è rivolto in modo più polemico alla Germania.

«Berlino, ha detto Kuleba alla rivista tedesca Stern, dovrebbe interrompere immediatamente tutte le forniture di gas, petrolio e carbone dalla Russia». Il diplomatico ucraino ha chiesto a Berlino anche di chiudere i porti tedeschi per le esportazioni e le importazioni russe e di disconnettere tutte le banche del Paese eurasiatico dal sistema Swift. «Il ritiro del sostegno alla Russia non significa automaticamente sostegno all’Ucraina», ha sottolineato Kuleba.

SUL FRONTE ASIATICO, l’incontro tra Wang Yi e Lavrov ha confermato in pieno la posizione cinese: deplorazione per la guerra in corso, ma giustificazione dell’invasione russa a causa del comportamento occidentale. Si tratta di una narrazione che Pechino manterrà considerando lo sguardo che la Cina ha ormai esplicitamente rivolto ai paesi in via di sviluppo in Africa, Medio Oriente e Asia e che trova consenso anche presso Russia, Iran e di recente anche l’India (non a caso nell’incontro con la controparte indiana dei giorni scorsi, a suo modo, Pechino ha fatto decise aperture per quanto riguarda le questioni in ballo con Delhi, per lo più di natura militare).

Wang Yi e Lavrov hanno infatti insistito nel ribadire la volontà di un «mondo multipolare giusto e democratico», un modo per ribadire che l’ordine mondiale a guida Biden, in cui la separazione tra democrazie e autocrazie è netta, non è giusto, quanto meno.

PECHINO HA POI RIBADITO che «La Cina sostiene i negoziati russo-ucraini per il raggiungimento di una fine dei combattimenti al più presto possibile», che «la questione ucraina ha un complicato contesto storico. È sia l’esplosione di tensioni che si sono accumulate a lungo sui problemi di sicurezza europei, sia un risultato della mentalità da guerra fredda e da confronto tra i blocchi. In base all’attuale situazione, noi sosteniamo Russia e Ucraina nel superare le difficoltà e continuare con i colloqui di pace, sosteniamo i risultati positivi raggiunti nei negoziati finora, sosteniamo la de-escalation delle tensioni sul terreno al più presto possibile e sosteniamo gli sforzi fatti dalla Russia e da tutte le altre parti per prevenire una crisi umanitaria su larga scala».

Lavrov si è espresso anche sui negoziati: «Considero un progresso enorme che i negoziatori ucraini abbiano confermato la necessità di garantire lo status non nucleare e non allineato dell’Ucraina e di garantire la sicurezza senza la Nato e, allo stesso modo, che le nostre controparti ucraine comprendano che la Crimea e il Donbass sono questioni chiuse»; immediata la risposta ucraina al riguardo di Crimea e Donbass, per niente «risolti» durante i negoziati di Istanbul.

IERI C’È STATA anche la telefonata tra il premier italiano Draghi e Vladimir Putin. Secondo la nota di Palazzo Chigi, «Il Presidente Draghi ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia. Al centro del colloquio l’andamento del negoziato tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi. Draghi ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale».

NON SAREBBE MANCATO anche un riferimento alla richiesta di pagamento in rubli del gas russo da parte del Cremlino. Infine, ieri c’è stata la telefonata tra Biden e Zelensky. Secondo una nota diffusa dalla Casa Bianca i due leader hanno discusso di come gli Usa «stiano lavorando 24 ore su 24 per soddisfare le principali richieste di assistenza alla sicurezza dell’Ucraina, gli effetti critici che tali armi hanno avuto sul conflitto» e i continui sforzi degli Stati Uniti e dei partner per aiutare ulteriormente l’esercito ucraino a difendere il proprio paese.

Inoltre, il presidente Biden ha informato Zelensky che gli Stati Uniti intendono fornire al governo ucraino 500 milioni di dollari in aiuti di bilancio diretti.