Dove vuole arrivare Vladimir Putin? Quali sono i suoi obiettivi in generale e in Ucraina? La scelta degli obiettivi immediati riguardo a questo paese sembra dipendere dall’evoluzione della situazione e tenere conto dei risultati delle precedenti azioni.

Ne consegue, che per ciò che accadrà in Ucraina è difficile fare previsioni. Ha iniziato dichiarando di voler difendere i russi del Donbass. Poi ha esteso la protezione ai russi in altre regioni ucraine, che però nel contempo vengono bombardati come gli ucraini. In seguito ha aggiunto che suo obiettivo immediato è di impedire il passaggio dell’Ucraina nel “campo occidentale”, in particolare la sua adesione alla Nato.

Potrebbe, pare di capire, al limite accettare forse una forma di adesione debole dell’Ucraina all’Unione europea. Tutto dipenderà dalla sua capacità di conseguire risultati importanti nel conflitto armato ucraino. Sarebbe ottima per lui la conquista di Kiev, ma forse si potrebbe accontentare della caduta di Mariupol e di Odessa. Ciò gli permetterebbe comunque di dettare le sue condizioni al tavolo della trattativa

Se si prendono in considerazione i suoi piani geopolitici, l’adesione eventuale dell’Ucraina all’Ue sarebbe in contrasto col suo piano di formare di uno spazio che vada dalle frontiere occidentali dell’Ucraina fino a Vladivostok, in Siberia, e comprenda anche alcune repubbliche dell’Asia centrale.

Questo progetto va considerato nel quadro di una “dottrina russa”, alla cui elaborazione hanno contribuito istituti di ricerca, numerosi scienziati sociali e esperti militari, che gli hanno permesso di orientarsi con maggiore sicurezza nella situazione interna e internazionale, quest’ultima in continuo cambiamento.

Occorre, però, tenere presente che in Russia la formulazione di piani più o meno grandiosi è pratica corrente. Corrisponde al carattere del popolo russo, alle sue sue tradizioni di pensare in grande. Al tempo dell’Urss esisteva il famoso “Gosplan”, il cui compito era l’elaborazione dei piani quinquennali di sviluppo economico e sociale. Quando Eltsyn andò al potere, in omaggio alla dottrina liberista divenuta dottrina di stato, esso venne liquidato.

L’idea di riprendere una forma sia pure indicativa di pianificazione fu ripresa da Putin. Nel 2012, nell’intento di dare un orientamento preciso all’economia del paese, Putin pubblicò i noti “decreti di maggio”. Rimasti anch’essi in grandissima parte sulla carta.

La causa principale di ciò è dovuto al fatto che a un certo punto Putin decise di non fare più le riforme, di puntare solo alla stabilità del paese. Sorse così la cosiddetta “gestione manuale”, alla quale tutt’ora si attiene, consistente nel consultarsi continuamente con dirigenti ed esperti (spesso le televisioni russe trasmettono questi incontri) e nel prendere decisioni a prescindere quasi sempre dai suggerimenti e dalle proposte che gli vengono dai suoi interlocutori.

Al compito di dotare il paese di una “dottrina russa” , sulla cui base formulare piani di azione politica e anche militare si sono dedicati vari studiosi. I risultati delle loro ricerche e le loro idee sono state pubblicati nel 2016 in un grosso volume di 1056 pagine dal seguente titolo: La dottrina Russa dello Stato, l’ideologia dell’epoca di Putin. Ma anche questa resterà forse sulla carta.

*autore del saggio Putin, il neozar, ed. manifestoLibri