Non la politica ma solo motivi di ordine sanitario hanno spinto i palestinesi a rifiutare lo scambio di vaccini – in gran parte Pfizer – proposto nei giorni scorsi dal governo di Naftali Bennett all’Autorità Nazionale (Anp). Centomila delle dosi rese disponibili da Israele scadono tra dieci giorni e un altro milione entro la fine di luglio. Considerando l’attesa tra la prima inoculazione e il richiamo e l’impossibilità per il fragile sistema sanitario in Cisgiordania e, soprattutto a Gaza, di eseguire decine di migliaia vaccinazioni al giorno, accettare l’accordo sarebbe un errore fatale per l’Anp. E comunque Israele non regala i vaccini ai palestinesi. Cederebbe le sue dosi vicine alla data di scadenza per riceverne altrettante quando i palestinesi tra settembre e ottobre si vedranno consegnare le fiale che hanno acquistato dalla Pfizer. Uno scambio favorevole per Israele e palesemente svantaggioso per i palestinesi.

Lo rileva anche una parte della stampa israeliana. Seth J. Frantzman del Jerusalem Post, nota che «Se Israele ricevesse un lotto di vaccini di prossima scadenza, verrebbero sollevati degli interrogativi concreti…Il programma di vaccinazione richiede due dosi e un lancio caotico (di vaccinazioni) con dosi in scadenza non è l’ideale». Frantzman domanda nel suo articolo «perché Israele ha aspettato fino a giugno per offrire un milione di vaccini che aveva in deposito? Se non erano necessari a giugno è ovvio che non lo erano anche a maggio o ad aprile». Il giornalista non può che concludere che «l’accordo con Ramallah (l’Anp, ndr) appare cinico, con Israele che riceverà dosi da Pfizer a settembre e ottobre al posto di quelle che ora vuole scaricare su Ramallah». Stando ai palestinesi, a erigere una barriera politica sarebbe stato tra aprile e maggio il passato governo israeliano, guidato da Netanyahu, perché la ministra della sanità dell’Anp, Mai al Kaila, avrebbe firmato l’intesa a nome dello “Stato di Palestina”. E Israele si opponeva. Aggiungono che il governo Netanyahu non voleva mandare le fiale anche a Gaza, per non favorire Hamas.

Sino ad oggi 341mila palestinesi sono stati contagiati e 3.813 sono deceduti a causa del virus, un numero relativamente contenuto che si spiega con la bassa età media della popolazione. In ogni caso i palestinesi vogliono vaccinarsi, per contrastare eventuali nuove ondate della pandemia nei mesi freddi. Sino ad oggi in Cisgiordania e Gaza su oltre cinque milioni di abitanti appena 454.006 persone (meno del 10%) hanno ricevuto la prima dose e 283.597 anche la seconda. L’Anp ora intende rinegoziare l’accordo con Israele, con la garanzia che, spiega la ministra Al Kaila, nei Territori arriveranno fiale utilizzabili. I palestinesi hanno firmato un accordo con la Pfizer per l’acquisto di oltre quattro milioni di vaccini al prezzo di 6,75 di dollari per dose, gli unici al mondo, sostiene Al Kaila, ad aver ottenuto un prezzo tanto conveniente. Circa la metà delle dosi è attesa tra luglio e agosto e le rimanenti in autunno. Dovrebbero arrivare 500mila dosi anche del vaccino Sputnik.

In Cisgiordania la vicenda ha provocato sdegno fra tanti palestinesi che chiedono l’avvio di un’inchiesta sull’accordo con Israele che vedono come una forma di «normalizzazione con l’occupazione». E accusano l’Anp di aver annullato l’intesa, rimasta segreta per settimane, solo dopo la scoperta della scadenza ravvicinata delle dosi. Intanto i giornali israeliani riferiscono che tre paesi sarebbero pronti ad acquistare le fiale che scadranno nel giro di poche settimane.