Non solo saranno reintrodotti i voucher nel turismo e in agricoltura nella discussione parlamentare, ma nel decreto dignità, ieri sera finalmente firmato dal presidente della Repubblica Mattarella, è stata eliminata la causale per i contratti per attività stagionali che potranno essere «rinnovati o prorogati» senza indicare specifiche motivazioni che l’azienda deve fornire per giustificare la proroga dei contratti a termine. Tutto questo mentre si fa sempre più concreto il rnnovo degli incentivi alla trasformazione dei contratti a tempo determinato in indeterminato nella discussione parlamentare che inizierà alla Camera dal 24 luglio. Tale possibilità è stata ipotizzata dal ministro del lavoro e sviluppo Luigi Di Maio per superare il muro della Lega sulla stretta sui contratti a termine: una concessione che si aggiunge a quella sui voucher. Il governo del cambiamento riscopre la via dell’assistenzialismo pubblico alle imprese già percorso da Renzi nella scorsa legislatura. All’incirca 18 miliardi di euro sono stati spesi per incentivare tali conversioni con risultati deludenti. Così come lo sono quelli degli incentivi superstiti per il Sud: secondo l’Inps, tra nuovi contratti e trasformazioni, sono stati incentivati solo 9.866 rapporti di lavoro, il 7 per cento delle 138.496 assunzioni stabili complessive ad aprile. Per arginare le critiche di Confindustria Di Maio ha ipotizzato di anticipare oggi un taglio del cuneo fiscale, non meglio definito, per alcuni settori produttivi e di approfondirlo nella legge di bilancio. Proprio nel giorno in cui il ministro dell’economia Giovanni Tria ha ribadito che per i conti pubblici “nulla cambia” quest’anno.

SODDISFATTO il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che apprezza l’ipotesi degli incentivi e rilancia sul taglio del cuneo fiscale: «Una proposta facciamo da tempo con Cgil, Cisl e Uil e fa parte del patto per la fabbrica». Un tentativo di smarcarsi dal conflitto che si sta aprendo tra il governo e i sindacati sui voucher: Boccia puntualizza che gli industriali «non sono interessati ai voucher» e invita a non confonderli con i contratti a termine. Non è così per Confesercenti, Cna o Rete Imprese Italia soddisfatte per l’eliminazione delle causali nel lavoro stagionale, ma critiche per la pur sempre modesta introduzione della causale dopo 12 mesi di contratti a termine prevista dal «decreto dignità». Per loro sarebbe un’«ingessatura» del mercato del lavoro. All’opposto, potrebbe trattarsi di un’accelerazione del turn over di quei precari che hanno resistito a 12 mesi di rinnovi e possono perdere il lavoro il giorno dopo. Non è escluso che su questo punto, che sembra al momento irrinunciabile per Di Maio, ci sarà uno scontro con la Lega nel corso del dibattito parlamentare. Su questa misura simbolica si gioca il senso di un provvedimento presentato il 2 luglio come la «walterloo del precariato».

GLI ARRETRAMENTI del vice-premier pentastellato, e la tenuta del muro leghista dietro il quale agisce da protagonista il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio, si sommano alla prima rinuncia del provvedimento più efficace tra quelli annunciati nel decreto dignità: l’estensione della subordinazione dei «riders». Norma «congelata» – o eliminata – per fare sedere a un tavolo di negoziazione su un «contratto» le piattaforme digitali. L’insieme di questi fattori va valutato anche rispetto ai sindacati che sono ormai sul piede di guerra contro i voucher. Hanno annunciato una mobiltazione dal 24 luglio. Ieri la segretaria della Cgil Susanna Camusso ha ribadito la sua contrarietà: «Permettere l’uso dei voucher, anche se per alcuni settori è una cosa indecente».

LE TRATTATIVE sul provvedimento sembrano avere diminuito l’iniziale sentimento positivo con cui, anche a «sinistra», è stato recepito l’annuncio dei suoi titoli. Oggi mostrano i limiti di un approccio che intende lavorare per la «stabilità» del lavoro e introduce nuove forme di precarizzazione.