Massimo coinvolgimento delle assemblee elettive, dei sindaci, degli amministratori; insistere sugli eurobond, unico strumento che può garantire politiche espansive e investimenti. E «reddito universale» per aiutare subito a chi ha più bisogno, evitando il rischio che sia la criminalità ad arrivare prima. Queste tre proposte, «tre priorità per uscire dalla crisi», sono il core business di un appello che sarà lanciato nelle prossime ore da una trentina di fra deputati, eurodeputati e amministratori – ma c’è anche un esponente del governo – riuniti in un’area formata da indipendenti, civici, esponenti di Leu, e una corposa pattuglia di ex 5 stelle, fra cui l’ex ministro Fioramonti, che è uno dei primi firmatari. Fra gli altri ci sono i senatori Fattori e Laforgia, i deputati Fratoianni, Palazzotto, Muroni e Pastorino, gli amministratori Massimo Zedda (Sardegna), Elly Schlein (Emilia Romagna), Marco Grimaldi (Piemonte) e Amedeo Ciaccheri (Roma), l’eurodeputato Smeriglio, indipendente eletto con il Pd, il sottosegretario all’istruzione De Cristoforo.

Un’area che in parte, prima che esplodesse la pandemia, si era riunita a Roma all’avvio del congresso di Sinistra italiana – poi sospeso – e aveva cominciato a lavorare insieme. In queste ore di emergenza quel percorso non si è interrotto. Ora ripre collettivamente parola e si impegna dare battaglia sulle scelte politiche ed economiche che stanno per essere compiute dal governo. «Il momento è il peggiore dalla prima guerra mondiale. Ci ripetiamo che dopo il coronavirus nulla sarà come prima», spiega Loredana De Petris, presidente del gruppo misto al senato, «e allora dobbiamo prendere atto che un modello economico e produttivo è al capolinea ed essere conseguenti. Ora cambia tutto. Dobbiamo cambiare noi e la politica».

L’appello viene presentato come “un aiuto” al governo Conte. Ma chiede più determinazione sulle prossime mosse per uscire dall’emergenza sanitaria e evitare di piombare in quella economica e sociale. Innanzitutto garantendo in fretta liquidità a imprese e cittadini, scongiurando politiche che riportino ai criteri delle priorità pre-pandemia quando, difficile negarlo, la sostenibilità ambientale è stato per lo più un tema secondario. C’è il nodo democratico, spiegano: il confronto deve essere una pratica anche nello stato di eccezione, con sindaci e amministratori, ma anche con parti sociali, volontariato, ambientalisti e movimenti civici.

Nodo ineludibile l’Europa: bene i 750 miliardi messi a disposizione dalla Bce e la sospensione del patto di stabilità, ma le stime del Pil, a picco in tutto il continente, obbligano a nuove regole ed a un regime fiscale unico, anche per eliminare il dumping tra i Paesi. Quanto agli eurobond, per De Petris non c’è alternativa: «Bisogna insistere con forza, anche a costo di una resa dei conti senza precedenti a Bruxelles» .

Infine il «reddito universale», formula che riprende con qualche malizia la suggestione di Beppe Grillo ma che nei discorsi di molti dei firmatari viene declinata anche come «reddito di emergenza». Per distribuirlo serve costituire un fondo di solidarietà con il contributo di chi è meno penalizzato dalla crisi, dai giganti dell’e-commerce ai dirigenti pubblici, ai consiglieri regionali, ai parlamentari nazionali ed europei. Ricongiungendo anche le risorse dei fondi strutturali non andati a buon fine. Su queste priorità,è la promessa di De Petris, «faremo la nostra parte, lealmente ma senza sconti».