«Il Decreto Salvini è frutto di un lavoro di confronto, ora il ruolo del parlamento sarà centrale per migliorarlo il più possibile», dice il ministro grillino ai rapporti col parlamento Riccardo Fraccaro, quasi a mettere le mani avanti, dopo che ha contribuito assieme ai suoi colleghi ad approvare il provvedimento all’unanimità. Qualcuno però nel Movimento 5 Stelle comincia a prendere atto che utilizzare lo slogan cubitale «Stop sbarchi» per lanciare un programma elettorale che pure proponeva l’apertura di canali umanitari e la concessione di viaggi sicuri per i migranti, non è servito a veicolare messaggi rassicuranti e ad arginare la destra.

Paola Nugnes è una delle poche parlamentari ad essersi esposta in tempi non sospetti contro le posizioni del ministro dell’interno del governo gialloverde. Adesso si schiera contro il decreto che di Matteo Salvini porta il nome e che, come la senatrice va ripetendo da giorni «creerebbe soltanto più clandestinità e quindi più insicurezza». Da quando ha cominciato la sua battaglia ha incontrato le critiche di parte della base grillina. Posizioni che difficilmente, in tema di migranti e sicurezza, ormai si distinguono dalla posizione dell’alleato di governo. Perché il tempo delle ambivalenze pare finito. Il trasversalismo che ha fatto la fortuna del M5S dai tempi del diktat anti-migranti emesso da Grillo e Casaleggio («se abrogassimo il reato di clandestinità prenderemmo percentuali da prefisso telefonico») adesso pare risolversi a favore dei leghisti. Nonostante Grillo stesso in passato rivendicasse ai 5 Stelle il ruolo di argine all’estrema destra.

Luigi Di Maio cerca di rassicurare: «Le misure non contenute nel contratto di governo possono essere discusse in aula». Il decreto però rischia di essere un ulteriore passaggio verso la «leghizzazione del M5S» che alcuni parlamentari, a microfoni chiusi, andavano lamentando nei giorni scorsi. «Dobbiamo, oltre che salvare la gente in mare, riaprire i canali di accesso, corridoi umanitari per ridurre la pressione», ha detto ad esempio l’ufficiale della marina e senatore M5S Gregorio De Falco. Di Maio non tiene conto di queste critiche, quando ha puntato i piedi su questi temi lo ha fatto solo a scopo tattico, per alzare la posta sul Daspo ai corrotti e per ottenere maggiori spazi in finanziaria. Così, mentre quella partita si gioca al fotofinish, il ministro della giustizia Alfonso Bonafede strappa concessioni sui migranti che non sembrano mutare la natura provvedimento: nel testo vengono citati i diritti costituzionali, il ritiro della cittadinanza per i condannati per terrorismo arriverà dopo il terzo grado di giudizio e il sistema Sprar non viene abolito (come pretendeva asilo) ma subisce un pensante ridimensionamento. Nugnes, dal canto suo, cerca di rivendicare dalla sua pagina Facebook la coerenza del suo percorso rispetto ai principi del M5S, tira fuori le contestazioni al decreto Minniti-Orlando nella scorsa legislatura, ripropone interventi in assemblee e iniziative pubbliche di suoi colleghi che, dice, «si pongono sul fronte opposto al Decreto Salvini».