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De Gregori e Venditti, profumo di settanta rigorosamente dal vivoEsce oggi un disco nato da una collaborazione apparentemente eccentrica: Pastiche (Caravan/SonyMusic), voce e pianoforte Francesco De Gregori e Checco Zalone, alias Luca Medici. «Pastiche come il sapore di cose antiche, una contaminazione», con cover che imita («plagio? citazione?» chiosa Zalone) un vecchio disco di Renato Carosone Carosello Carosone 2, «un disco pianistico, ilare», sottolinea invece De Gregori. Ma come si sono conosciuti questi due “mostri sacri” dello spettacolo. Racconta Zalone «ero a Bari, in gommone a pescare polipi, quando arriva un messaggio al telefono: vorrei conoscerti, Francesco DG. Io pensavo a DJ Francesco». Completa il racconto De Gregori «mi erano piaciuti i suoi film e come un qualsiasi fan volevo conoscerlo, a Bari chiesi a tutti il suo telefono. Ci incontrammo in seguito, sempre a Bari, alla libreria Feltrinelli, in occasione della presentazione di un mio libro. E lui fece irruzione». Il racconto prosegue con un pianoforte e Checco che invita De Gregori a cantare la canzone per cui «vado più fiero»: I uomini sessuali. Così è nata un’amicizia che si è protratta nel tempo. Zalone visita spesso casa De Gregori che prepara un’ottima cacio e pepe o una carbonara, e lì c’è uno Steinway «che non ha mai suonato così bene come con me» puntualizza Checco.

E I DUE cominciano a divertirsi a suonare e cantare insieme. Nasce così il desiderio di portare anche al pubblico questo divertimento. E allora ecco Pastiche, presentato ieri a Milano dalla coppia in gran forma con una breve e irresistibile esibizione dal vivo (ci saranno anche due concerti “unici” a Caracalla il 5 e il 9 giugno). I due iniziano con Buonanotte Fiorellino, seguita da Pezzi di vetro. Poi è la volta di Pittori della domenica da Paolo Conte, solo che De Gregori dopo averne magnificato la canzone «la avevo vista incidere alla Rca», e i testi si dimentica le parole, «bamboccioni» diventa «mascalzoni» allora Checco bonariamente lo riprende e ricominciano con le parole suggerite e corrette (con tante scuse di Francesco). I due sono su un piccolo palco, Checco al pianoforte con un cappellino scuro con visiera, Francesco con il solito cappellino nero con tesa.«ero a Bari quando mi arriva un suo messaggio, pensavo fosse dj Francesco…»

ORA LA PALLA passa a Checco con Alejandro e l’inno all’andropausa in spagnolo maccheronico (con citazione dal testo degregoriano di Atlantide “c’hai una faccia che ricorda il crollo di una diga”), supportato da un compiaciuto Francesco che si alterna al canto. «L’avevo scritta per Iglesias» scherza Zalone. Poi arriva Rimmel che si chiude con tanto di armonica, infine il magnifico e unico inedito del disco: Giusto o sbagliato. “Ho avuto carte difficili, ma non ho debiti con chi ho giocato, giusto o sbagliato”. Vera collaborazione tra i due «lui ha dato due note e ha voluto essere accreditato» replica Francesco ormai in perfetta sintonia con Checco. Nel disco, oltre ai brani eseguiti, compaiono anche le versioni del duo di Putesse essere allero di Pino Daniele, Storia di Pinocchio di Manfredi e Le cose della vita di Venditti, ma anche Atlantide, La prima repubblica, Falso movimento e Ciao ciao. C’è anche modo per una rimpatriata dal vivo di I uomini sessuali, un accenno al Generale che De Gregori aveva accantonato dopo averla tradotta in inglese per il mercato americano e che Checco traduce invece in Vannacci. Ma dovendo spiegare questo rapporto tra i due? Checco dice «gli artisti dopo i 60 anni diventano incazzati, lui invece non ha mai parlato male della trap, ha una assenza di moralismo e un profondo senso etico». Per De Gregori quello di Zalone «è uno sguardo innocente e dolce sull’umanità, non c’è cattiveria e lo si trova anche nel suo modo di interpretare la musica come una creatura».
E il cinema? Il cane di De Gregori è già apparso in un film di Checco, ora, nel prossimo, Zalone ha promesso una parte per Francesco ma non arretra di fronte alla battuta «dopo un cane attore, un attore cane».