«Un programma di sinistra per il Pd». L’ambiziosa sfida la lancia Cesare Damiano e la presenta questa mattina (ore 10) a Roma all’hotel Montemartini, davanti alla Stazione Termini. I LaburistiDem entrano nel dibattito congressuale del Pd con ambizione tanto che lo stesso Damiano non esclude «di candidarsi alla segreteria». «Proponiamo una discontinuità di contenuto e di metodo», spiega Damiano. «A partire dal definitivo superamento del “partito leggero” che molti guai ci ha portato in questi anni: serve ripartire dalle fondamento con un nuovo Statuto che rimetta al centro gli iscritti e una struttura solida adatto al contesto tripolare». Dal punto di vista economico il punto di riferimento è Mariana Mazzucato e la sua idea di stato innovatore. «Basta con l’adesione acritica alla globalizzazione, alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni». La proposta è mettere in soffitta il renzismo: «Archiviare il Jobs act a partire dal contratto a tutele crescenti già colpito dalla Corte costituzionale, porre al centro del dibattito i problemi di fondo del nostro Paese, a partire da quelli del lavoro e del welfare». Sul tema delle pensioni l’ex ministro Damiano – inventore del sistema delle Quote al tempo del governo Prodi (2007) – propone «il superamento della riforma Fornero non con la confusione di Quota 100 versione Salvini ma consolidando il principio di flessibilità previdenziale già aperto con l’Ape sociale e “Opzione donna” e completando le salvaguardie per gli esodati».
Guardando al congresso del Pd Damiano c’è, ma punta ad una candidatura unica «a sinistra». «La mia candidatura è in campo, da subito però chiedo a Zingaretti e tutti quelli che si riconoscono nell’area di sinistra del Pd – e quindi non certo a Richetti – di aprire un cantiere che definisca un programma e una squadra unitaria e coesa».