«I terroristi sono già a Roma» urlava ieri in prima pagina Il Giornale, drammatizzando giusto un po’ i toni della vulgata mediatica corrente sull’Isis «alle porte di Roma». Pare che nel frattempo le colonne di pick up jihadisti – altro che barconi – siano rimaste intrappolate sul Raccordo anulare (da oggi il traffico è haram in tutto il Califfato).

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In compenso sulla città eterna sono calati gli hooligan olandesi del Feyenoord, squadra avversaria della Roma in Europa League. Tifosi integralisti, teppisti dall’audacia potenziata dall’alto tasso alcolemico, nuovi vandali e forse anche un po’ fondamentalisti luterani. Sono riusciti a mettere in subbuglio il centro storico della capitale, costringendo magistrati e medici del Pronto soccorso agli straordinari, redattori delle testate popolari ai titoloni bellici, le forze dell’ordine a una mobilitazione straordinaria – e, finalmente col sostegno popolare degno di ogni scontro di civiltà, giù mazzate.

La prima battaglia è infuriata mercoledì sera a Campo de’ Fiori, già catino prediletto della movida più guerrigliera. “E questo non è niente – ruggivano le rubriche sportive alla radio e in tv – perché per domani (ieri, ndr) è previsto l’arrivo di altri 5 mila tifosi olandesi”. E ieri, giorno del match, gli incidenti sono dilagati tra Fontana di Trevi e Piazza di Spagna, con le immagini della Barcaccia di nuovo sfregiata che fanno il giro del mondo e gran paranoia per quel che sarebbe potuto accadere intorno allo stadio.

Il sindaco Marino, infuriato con il prefetto, avrà ben pensato di rivolgersi alle Nazioni unite. Zingaretti ha invocato pene esemplari per le decine di olandesi arrestati. Lotito è sparito. Obama avrà pensato di fornire armi e addestramento militare ai celerini. Ai jihadisti, ormai oscurati dal culto del grande Feyenoord (che alla fine ha strappato un favorevole 1-1 all’Olimpico), non è restato altro da fare che procedere a una disonorevole ritirata. Dalle prime pagine sicuramente.