Spuntano anche in Thailandia cartucce da caccia italiane ritrovate, come già successo in Myanmar mesi fa, sulla scena di proteste popolari nelle quali la polizia del regno siamese ha sparato proiettili di gomma. Ancora una volta, cartucce calibro 12 per cacciatori.

MA STAVOLTA non della Cheddite di Livorno, i cui bossoli vuoti furono rinvenuti dopo diverse azioni antisommossa dell’esercito birmano, ma munizioni per la caccia della Rc Eximport di Forlì, evoluzione della Romagna Caccia creata negli anni Settanta da Vittorio Socci, passata poi nelle mani dei figli Paolo e Alessandra.

Ancora una volta oggetti pensati per la caccia agli animali diventano armi per colpire dimostranti, un aggiramento delle leggi che regolano l’uso di munizioni. Nel catalogo delle due ditte italiane, non appaiono infatti munizioni pensate per azioni antisommossa.

La notizia circola in rete dai primi di agosto quando May Wong, la corrispondente da Bangkok del network asiatico Channel News Asia (Cna), pubblica le foto delle cartucce sparate e ritrovate sulle strade della capitale tailandese dopo gli interventi operativi delle forze di sicurezza locali. L’immagine postata da Wong mostra una cartuccia Rc 32 calibro 12, da caccia, della ditta italiana.

DIVENTA DUNQUE necessario informarsi dall’azienda per cercare di capire con chi fanno affari in Thailandia e come cartucce da caccia diventino proiettili antisommossa. «Non siamo a conoscenza della cosa, ma verificheremo se recentemente abbiamo effettuato spedizioni in Thailandia di quel tipo di cartucce, perché è da tanto che non spediamo in quel Paese», ha assicurato a il manifesto una responsabile della Rc Eximport di Forlì. La quale ha poi subito aggiunto: «Siamo nell’ambito della libera circolazione delle merci, di munizionamento civile a uso sportivo, sottostiamo alle normative, ma c’è l’uso improprio».

AL MOMENTO DI SCRIVERE, l’azienda non ha ancora risposto in merito alle eventuali spedizioni effettuate in Thailandia, nazione nella quale la caccia peraltro è poco praticata. Questa pista, forse non solo idealmente, si ricongiunge al ritrovamento di munizioni italiane per cacciatori sulle strade insanguinate del Myanmar all’inizio dell’anno. Interrogazioni parlamentari e un’inchiesta condotta da un team della società civile italiana misero in luce la possibile strada delle cartucce della Cheddite da Livorno in Myanmar, via Turchia. Una pista che l’azienda franco-italiana non ha mai confermato, né smentito.

Ma nella risposta scritta che il governo diede all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Erasmo Palazzotto (Sinistra italiana) in merito alla vicenda, ecco spuntare la Thailandia, Paese che, oltre ad essere un hub internazionale del turismo e del commercio legale, è spesso casa di faccendieri e trafficanti.

In quel caso si trattava di richieste di esportazione verso il regno siamese di cartucce calibro 12 a uso sportivo per le quali la Cheddite aveva ricevuto «valutazioni favorevoli del ministero degli Esteri», poi consegnate dalla prefettura di Livorno, chiarì il governo. In particolare, «un milione di cartucce per armi ad anima liscia calibro 12 per uso sportivo/venatorio» nel 2018, cui si sono aggiunte altre «500.000 cartucce dello stesso tipo nel 2020», si legge ancora nella risposta dell’esecutivo italiano, affidata il 9 luglio scorso al sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano.

DI QUESTE, PERÒ, almeno per ora, non c’è stato alcun ritrovamento sulla scena tailandese delle recenti proteste.