All’inizio del 1977 Bruno Restuccia è uno «scapestrato ventenne» che da qualche anno anima cineclub come il Politecnico e il Filmstudio. Quel giorno ha una riunione dal nuovo assessore alla Cultura, Renato Nicolini, nominato l’anno prima dal sindaco Argan. A un certo punto l’assessore dice «venite con me». «Ci portò in uno stanzone pieno di persone paludate», ricorda Restuccia, «col cravattone e gli orologi d’oro, i responsabili dell’Agis». L’estate seguente vorrebbe l’assessore che i cinema restassero aperti. Ma quelli «con un’aria tra il ricattatorio e l’arrogante gli dissero che c’era bisogno di un minimo di biglietti per sala già assicurato....