Accordo nella maggioranza, il berlusconiano Donato Bruno ritira l’emendamento che avrebbe allargato il campo di intervento del «comitato dei 40» sulle riforme, la democratica presidente (e relatrice) Anna Finocchiaro lo sostituisce con un altro in cui si chiarisce che saranno possibili modifiche a tutta la Costituzione, dunque anche alla prima parte, purché «strettamente connesse» alla revisione della forma di stato, della forma di governo e del bicameralismo. Sparisce così in mezzo pomeriggio di riunione tra i rappresentanti delle «larghe intese» e i ministri Quagliariello e Franceschini lo sbandierato «assalto alla giustizia» che sarebbe stato nelle intenzioni del Pdl, nascosto – a voler ascoltare gli allarmi del Pd – dietro l’estensione delle riforme possibili ai titoli IV (la magistratura) e V (le garanzie costituzionali) della seconda parte della Costituzione. Al posto dell’emendamento Bruno, visto che nessuno può negare la necessità di intervenire ad esempio sul Csm e sulla Corte Costituzionale nel caso in cui si decidesse per l’elezione diretta del capo dello stato, una formula più ampia dell’emendamento già presentato del Pd. Via libera solo alle riforme connesse (come quelle in esempio), ma contemporaneamente cade il tabù della prima parte della Costituzione. Con la formula che stamattina Finocchiaro proporrà al voto della prima commissione del senato salta il limite della «seconda parte» e in teoria, dimostrandone la connessione con le riforme «ammesse», neanche gli articoli da 13 a 54 della Carta possono stare tranquilli.

La mossa che dovrebbe servire a restringere le competenze del «comitato dei 4o» e invece le allarga viene giustificata con il fatto che i neo costituenti hanno intenzione di cancellare la rappresentanza elettorale degli italiani all’estero. Dunque si porrà il problema dell’articolo 48 (che è appunto nella prima parte). Introdotto nel 2000, l’articolo non si limita a stabilire il diritto degli italiani residenti all’estero di partecipare alle elezioni, ma con puntiglio degno di una legge ordinaria impone la creazione di una circoscrizione Estero sia alla camera che al senato. Dunque andrà rivisto. Non c’è però alcuna garanzia scritta che il comitato nel ritoccare la prima parte si fermi a questo articolo.

L’altra decisione uscita dal vertice di ieri a cui erano stati invitati solo i rappresentati della maggioranza – escludendo dunque il Movimento 5 stelle e Sel, pur continuando il governo a ripetere che per le riforme non ci sono preclusioni e sono di competenza di tutto il parlamento – è che la legge elettorale «di salvaguardia» resterà fuori dai lavori del comitato. I quaranta neo costituenti dovrebbero in altre parole occuparsi solo della legge elettorale «di sistema», quella da votare una volta decisa la nuova forma di governo. Qualcosa di molto lontano. Nel frattempo le commissioni affari costituzionali di senato e camera, col permesso del governo, restano libere di esaminare modifiche «urgenti» alla legge in vigore, che molto presto potrebbe cadere sotto i colpi della Corte Costituzionale. Si fa per dire, perché è chiaro che il vincolo di maggioranza fa aggio su tutto: comitato o commissione il primum delle «larghe intese» resta sopravvivere.