La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha confermato ieri da Bruxelles un approccio attendista per affrontare le conseguenze del Coronavirus sull’economia italiana avviata verso una recessione tecnica di lunga durata e uno choc considerevole sul mercato sia sulla domanda che sull’offerta: flessibilità riconosciuta «una tantum» dal patto di stabilità e crescita in casi di eventi eccezionali, un’idea al momento solo vaga e appena accennata di un coordinamento intergovernativo tra i ministri economici e fondi per ottenere i quali la commissione si coordinerà con la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde. Ieri Von Der Leyen ieri ha detto di essere in contatto con lei in vista di non ancora meglio specificati interventi eccezionali dal punto di vista macroeconomico. È inoltre arrivata la conferma ufficiale che Bruxelles sta esplorando la possibilità di una deroga alla sua disciplina per quanto riguarda gli «aiuti di Stato» dovuta anche questa a circostanze eccezionali. Potrebbe essere l’inizio di una sospensione dei procedimenti in corso sui prestiti ad Alitalia, ad esempio, e il via libera per interventi su altre aziende in crisi. Un momento di maggiore chiarezza potrebbe arrivare dall’Ecofin della settimana prossima. Non prima.

Von Der Leyen ha confermato la posizione attendista presa dal suo vice Valdis Dombrovskis e del commissario all’economia Paolo Gentiloni la settimana scorsa, quando la Commissione ha riconosciuto ufficialmente l’ipotesi della «flessibilità» richiesta il 5 marzo scorso dal ministro dell’economia Roberto Gualtieri in una lettera ufficiale. I tempi saranno mediamente lunghi. Le prime conferme ufficiali, numeri alla mano, arriveranno con le stime economiche di primavera che saranno comunicate il prossimo 7 maggio. Si resta in attesa di una nuova, prevedibile, richiesta di finanziamento in deficit degli interventi da parte del governo italiano che in queste ore sta ricalcolando le stime dei danni provocati dal blocco dell’economia, effetto anche dei decreti adottati progressivamente nell’ultima settimana. Lo ha confermato ieri il viceministro all’economia Antonio Misiani: «Chiederemo uno scostamento molto importante del deficit, se necessario andremo anche oltre». Si resta fermi ai dati della relazione inviata dal governo al Parlamento dove domani è previsto il voto, probabilmente all’unanimità, della richiesta di «flessibilità» alla disciplina dei conti europei: portare il rapporto deficit-Pil dal 2,2% al 2,5% per 7,5 miliardi di euro, di cui 6,3 di indebitamento. Ma ieri si parlava di un aumento fino a 10 miliardi. Queste, e altre concessioni, non saranno calcolate nel deficit, ma graveranno sul debito e influiranno sulle politiche economiche dei prossimi anni. Sarà inoltre necessario comprendere nei prossimi giorni fino a che punto inciderà l’emergenza Coronavirus in paesi come Francia, e soprattutto Germania, il cui orientamento potrebbe pesare su una scena frammentata e, perlomeno fino alla settimana scorsa, divisa sugli orientamenti da adottare.