In qualsiasi paese del mondo parlare due ore e più «amabilmente» con il presidente del consiglio varrebbe di più che farlo con i suoi vice. Come sappiamo però l’Italia è un caso unico e allora in questi giorni di «ritrovato dialogo con i corpi intermedi» l’incontro di ieri di Cgil, Cisl e Uil (e Ugl) con il premier Giuseppe Conte ha molto meno valore di quelli che hanno avuto Confindustria&co con Salvini domenica e che avranno oggi con Di Maio («Salvini ha fatto bene a incontrare gli industriali, ma è al Mise che si fanno i fatti»), sebbene in teoria limitato alla questione eco-tassa sulle auto.
A conferma basta tratteggiare la composizione della delegazione governativa: con Confindustria e associazioni datoriali accanto a Salvini c’era Giorgetti. Ad ascoltare i sindacati di fianco al presidente del consiglio c’erano i sottosegretari Claudio Durigon (ex Ugl che se n’è andato anche prima) e Davide Crippa del M5s.
Certo, il ricordo dell’ora e 46 minuti di incontro con Renzi o delle beffe che Gentiloni riservò alla Cgil sui voucher – prima cancellati per evitare il referendum e poi reintrodotti sotto falso nome per accontentare le imprese – è chiaro che Conte al confronto è sembrato di un altro pianeta. Ma la sostanza è che l’«ascolto» è solo di facciata e i sindacati difficilmente toccherranno palla sulle modifiche alla manovra in Senato.
Nelle due ore di incontro il presidente del consiglio ha preso diligentemente nota delle richieste di Cgil, Cisl e Uil. Ma da lui non è arrivato alcun impegno, se non quello di «un tavolo permanente», senza però fissare una prossima data.
«Il premier in realtà non ha parlato – spiega Susanna Camusso – . Conte ci ha detto di aver recepito e che solleciterà i ministri a procedere a incontri e approfondimenti, ma è troppo poco per parlare di una svolta». E ancora: «Siamo di fronte a un primo incontro che, da un punto di vista dell’approfondimento e dei contenuti, ne ha avuti ben pochi. Circa gli impegni, noi siamo pronti a verificare se funzionano davvero o no, ma prima di parlare di svolta vorrei avere elementi di merito che mi facciano dire che si tiene conto delle cose che sono state sollevate».
Nel corso dell’incontro Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un documento unitario critico nei confronti della legge di bilancio e una serie di proposte per il rilancio dell’economia e degli investimenti. A illustrare la piattaforma sindacale è stata la stessa Camusso, che ha sottolineato come bisogna «ricostruire la connessione tra sistema pubblico e persone, con il pubblico che deve avere una funzione guida». In particolare la leader Cgil cita la necessità di «investimenti per il 6 per cento del Pil non solo per grandi opere ma anche per scuola e infanzia».
Sul fronte fiscale serve un intervento «in senso progressivo che ridia potere d’acquisto ai lavoratori». I sindacati segnalano poi «problemi sul fronte degli ammortizzatori sociali e la necessità di risolvere la questione Naspi».
Più positivi i giudizi di Cisl e Uil. «Speriamo che ci possa essere una continuità nel confronto ed una interlocuzione costante con il governo su crescita e lavoro. Abbiamo bisogno di patti forti che puntino a rafforzare la crescita ed il benessere dei cittadini», ha commentato all’uscita (in piazza. adeguandosi allo stile del governo che non fa più conferenze stampa ufficiali) la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. «La nostra piattaforma è frutto di un confronto con la nostra base associativa, attraverso migliaia di assemblee nei luoghi di lavoro in rappresentanza di 13 milioni di persone iscritte al sindacato. Siamo preoccupati dagli indicatori e dagli allarmi nel paese dal punto di vista della crescita, dalla produzione industriale e dall’occupazione. Rischiamo di tornare indietro. Per noi la priorità è come far ripartire il trend economico».
«Apprezziamo la discontinuità rispetto all’austerità, ora però servono gli investimenti per le infrastrutture, la riduzione delle tasse per i lavoratori e i pensionati, un piano straordinario per il mezzogiorno», ha commentato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.
Cgil, Cisl e Uil hanno comunque deciso di tenere «attivi unitari interregionali» il 19 dicembre e poi decidere come muoversi. La mobilitazione rimane un’opzione, anche se ne riparlerà nel 2019. Come per la normativa su Quota 100 e reddito di cittadinanza.