Marine Le Pen a braccetto con Matteo Salvini, Marine Le Pen con Heinz-Christian Strache, vice-cancelliere a Vienna. La leader del Fronte nazionale manda “calorose congratulazioni” agli “amici e alleati” per i loro successi elettorali. Ma il Fronte nazionale e la sua leader sono in crisi, malgrado i 10,6 milioni di voti al ballottaggio delle presidenziali l’anno scorso, il doppio di quelli ottenuti del padre Jean-Marie Le Pen nel 2002. Oggi e domani, a Lille, si tiene il 16° congresso del partito di estrema destra, dopo la nascita nel ’72. E’ il congresso della “rifondazione” dopo la sconfitta alle presidenziali del 2017 e l’elezione alle legislative di soli 6 deputati (più uno, indipendente). Domenica, il Fronte nazionale avrà sicuramente sempre la stessa presidente, unica candidata alla sua successione, molto probabilmente avrà cambiato nome (ci sarà poi un voto degli iscritti per la convalida) e saranno stati approvati nuovi statuti (quelli in atto sono vecchi di più di 40 anni ed erano stati copiati dal Pcf, al punto che il Fronte nazionale ha un “comitato centrale” che ora diventerà “consiglio nazionale”). C’è una lista di una cinquantina di candidature (per 120 seggi) legate al movimento pro-famiglia, vicine alla giovane nipote, Marion Maréchal-Le Pen, che pero’ non sarà personalmente presente al congresso, ma è appena stata a Washington, invitata a parlare di fronte ai Repubblicani di Trump (mentre Marine Le Pen non è riuscita a farsi ricevere da The Donald). Non ci sarà neppure il vecchio padre, Jean-Marie Le Pen, il fondatore che ha diretto il Fronte nazionale per 39 anni e che perde la carica di presidente onorario. Come convitato di pietra ha appena pubblicato un libro di Mémoires, dove scrive che la figlia gli “fa pena”.

Marine Le Pen è sola. A settembre, il suo consigliere della campagna presidenziale, Florian Philippot, ha lasciato il partito per fondare i Patriotes. Marine Le Pen denuncia i media, parla di “campagna di intossicazione”, di “guerra psicologica” di cui sarebbe vittima. Ma nel Fronte nazionale regna la confusione, esplosa dopo il fallimento nel dibattito contro Emmanuel Macron tra i due turni delle presidenziali, che ha rivelato la sua incompetenza. I militanti, a cui è stato sottoposto un questionario di “rifondazione” con 80 domande, confermeranno la linea su Europa, immigrazione, laicità, lavoro, società. Ma sull’euro la domanda è imbarazzata (“siete d’accordo che la questione monetaria non sia più presentata come prioritaria nel nostro programma economico?”). Il congresso dovrà anche preparare il terreno per la prossima scadenza elettorale, le europee del 2019 (nel 2014, il Fronte nazionale era stato il primo partito in Francia, con il 24,8% dei voti, 24 seggi, ma sei eurodeputati sono poi usciti dal gruppo).

Marine Le Pen è in difficoltà. Denuncia la “persecuzione” e l’”accanimento” della giustizia: c’è un’inchiesta sui soldi del Parlamento europeo, che sospetta una frode di 7 milioni di euro tra il 2009 e il 2017, c’è l’incriminazione per “diffusione di immagini violente” su Twitter (dicembre 2015, foto di decapitazioni da parte di jihadisti dell’Isis), c’è in corso un controllo fiscale in Francia. Anche la linea del partito oscilla. La “normalizzazione” perseguita da Marine Le Pen è in crisi, stando a un recente sondaggio: il livello di adesione alle posizioni dell’estrema destra è caduto al 24% in Francia, mentre era superiore al 30% solo un anno fa. Quando il 38% dei francesi pensava che il Fronte nazionale avesse la capacità di entrare in un governo, percentuale caduta oggi al 28%. Il 73% dei francesi afferma che non voterà mai o non voterà più per il Fronte nazionale (6 punti in più rispetto a un anno fa).

Le idee del Fronte nazionale sull’identità nazionale, immigrazione, sicurezza, arretrano un po’ a livello generale, ma progrediscono invece tra i simpatizzanti della destra dei Républicains. Il nuovo leader, Laurent Wauquiez, cerca di sedurre questo elettorato, prendendo posizioni sempre più estremiste, dopo che il centro-destra si è ormai alleato a Macron. Wauquiez rifiuta pero’l’ipotesi di un’alleanza con il Fronte nazionale, malgrado la porosità delle idee estremiste. Marine Le Pen ha tentato questa strada: “se Wauquiez è sincero, viste le affermazioni che fa, dovrebbe spingersi fino a proporre un’alleanza” tra “nazionali” contro “mondialisti” (Macron). Vista la risposta negativa, Marine Le Pen cerca ora di consolidare l’effimera egemonia a destra delle presidenziali (e, prima, alle europee): “chi oggi si sente più vicino a noi che a Macron, spero si decida di venire nel Fronte nazionale, sarà bene accolto”.  Ma anche all’interno del Fronte nazionale crescono i dubbi sull’opportunità di una nuova candidatura di Marine Le Pen alle prossime presidenziali. Marion Maréchal-Le Pen è in imboscata. Ma la nipote parla alla classe media, non alle classi popolari.