Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha scelto la Lega e Salvini come interlocutori nel governo nato dal «contratto» con il Movimento Cinque Stelle. L’endorsement è avvenuto ieri a Breganze (Vicenza), dov’era in corso un’assemblea dell’associazione delle imprese. «Di questo Governo crediamo fortemente nella Lega, è una componente importante – ha detto Boccia – Abbiamo grandi aspettative nei confronti della Lega, c’è un rapporto storico di molti nostri imprenditori e con i governatori della Lega, in Veneto, in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, c’è un storia di complessità e di confronto serrato. Ci aspettiamo che questo possa tradursi anche in una attenzione a livello nazionale, non solo alle nostre istanze categoriali».

Confindustria è entrata ufficialmente in zona legge di bilancio. «Non siamo stati ostili, non è un punto o meno di spread che fa la differenza, ma nella manovra devono esserci risorse anche per la crescita e l’occupazione, non possono bastare le novità annunciate in questi giorni» ha aggiunto Boccia.

Poche ore dopo la presentazione dell’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def) Boccia ha scelto così di posizionarsi in vista delle trattative che, come ogni anno, si svolgono nei mesi caldi dell’approvazione della manovra finanziaria. Fino ad oggi i rapporti tra la Confindustria nazionale e l’esecutivo sono stati ambivalenti. Trascinato dalla veemente offensiva dei veneti contro il restyling dei contratti a termine contenuto nel «decreto dignità» quest’estate Boccia si era mostrato prima critico e poi, dopo avere incassato l’estensione dei voucher in agricoltura e turismo, ha vaticinato che gli effetti della riduzione della durata, dei rinnovi e l’introduzione della causale dopo un anno sarebbero stati «irrilevanti» sul mercato del lavoro. Ma ora inizia un’altra storia. In terra leghista, Boccia ha voluto ripristinare un asse con un governo che, del resto, ha voluto intitolare il decreto della discordia «per la dignità dei lavoratori e delle imprese».

Il riposizionamento di Boccia non è stata presa affatto bene dal Pd. L’iperattivo Carlo Calenda è esploso su twitter. La Confindustria «è ufficialmente leghista. Chissà se le imprese credono anche nel piano B, nel trasformare l’Italia in una democrazia illiberale, nello spread fuori controllo. Mai un Presidente aveva fatto un endorsement così a un partito politico. Vergognoso» ha scritto l’ex ministro allo sviluppo economico.
La risposta di Boccia è stata ironica: «Lui ha parlato di una Confindustria appiattita e non ha avuto parole tenere nei nostri confronti. In realtà Calenda non è neanche in grado di organizzare una cena a casa sua con i compagni di partito». Da qui è partito un «flame» sui rispettivi fallimenti. Calenda, sempre su twitter, ha rilanciato in grande, elencando i propri «meriti» e gli altrui «demeriti»: «Caro Boccia – ha scritto Calenda – io ho organizzato impresa 4.0, Piano Made in Italy, Strategia Energetica Nazionale, norma sulle imprese energivore etc. Prendere lezioni da chi organizza solo cene e convegni e ha quasi fatto fallire l’unica azienda che possiede, il Sole24ore, mi sembra troppo».

Per riscaldare l’aria in vista della manifestazione di oggi, il presidente del Pd Orfini ha incalzato Boccia in nome degli interessi delle imprese da difendere: «C’è sudditanza psicologica verso la Lega. Boccia deve ricordare che quando è stato varato il Decreto Dignità gli imprenditori veneti si sono rivoltati contro le scelte di Lega e M5S».