Il salario minimo? «Non serve, non risolverebbe la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva». La tassa sulle banche? «Un prelievo forzoso». L’intervento sulle tariffe dei voli? «Si va ad incidere su un mercato unico europeo», è sbagliato «intervenire di imperio». Ancora peggio sui morti sul lavoro: «Chi sbaglia deve pagare e su questo non si discute, ma è inutile intervenire dopo», la priorità è «far sì che non accada. Ho fatto una proposta tre anni fa, è ancora in attesa di una risposta. Avremmo già potuto avere accordi».

Nella sua ultima assemblea da presidente Carlo Bonomi si dimostra il falco che è sempre stato. Il suo mandato però finisce con un flop fragoroso.

A marzo 2024 verrà designato il prossimo presidente di Confindustria, il cambio al vertice sarà all’assemblea a maggio. Carlo Bonomi guarda al percorso fatto e, rispondendo ad una domanda, sottolinea quello che è forse il punto di maggior amarezza: «Credo che abbiamo perso una opportunità per il paese», dice riferendosi all’invito a «un patto per l’Italia» che tre anni fa aveva lanciato ai sindacati. Sorridendo precisa: “Non sono a fine mandato. Ho ancora nove mesi. È tempo di impegnarsi ancora», a partire dalla partita della legge di bilancio per cui chiede i soliti tagli di spese.
Chi lo sostituirà? I nomi che girano sono di «colombe» molto più abituati a dialogare con i sindacati, a differenza di Bonomi che lo ha fatto solo nel periodo del Covid per poi dirsi contrario allo stop ai licenziamenti, rompendo con Cgil, Cisl e Uil e il governo Conte due.

I movimenti per la successione sono già in atto. Il candidato al momento più forte sembra essere Maurizio Stirpe, ora vicepresidente con la delega pesante alle relazioni industriali, oltre alla proprietà del Frosinone calcio. La sua azienda, Prima Sole Components, è una multinazionale della componentistica in plastica per automotive ed elettrodomestici. Ha una lunga esperienza in Confindustria e riporterebbe la presidenza più vicina a Roma – geograficamente e culturalmente – dove manca dall’era di Luigi Abete, uno dei “grandi elettori” di cui ha l’appoggio.

L’altro sfidante viene invece da Bologna ed ha anch’esso una lunga esperienza di rapporti e accordi con i sindacati. Si tratta di Maurizio Marchesini, oggi vice con delega alle filiere. Classe 1955, Marchesini ha dato inizio alla sua carriera imprenditoriale a 22 anni accanto al padre, che nel 1974 aveva avviato nella packaging valley bolognese un’attività in proprio. Negli anni successivi ha trasformato quella che era nata come una piccola impresa artigianale in un’azienda protagonista nel settore del packaging dei prodotti farmaceutici e cosmetici, diventandone il presidente.
Amico di Romano Prodi, Marchesini è anche presidente di Nomisma, la società di ricerche e consulenza di cui proprio Prodi è stato tra i fondatori.
Insomma, dopo il falco Bonomi, il futuro di Confindustria sembra essere dialogante.