Editoriale

Compagno di strada

Il grande vecchio della sinistra italiana festeggia 99 anni. È una straordinaria occasione per raccontare ai nostri lettori, attraverso la vita di questo protagonista del secolo scorso, la storia di […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 30 marzo 2014

Il grande vecchio della sinistra italiana festeggia 99 anni. È una straordinaria occasione per raccontare ai nostri lettori, attraverso la vita di questo protagonista del secolo scorso, la storia di una parte importante della sinistra.

Insieme al gruppo storico del Manifesto, Pietro Ingrao ha rappresentato una voce eretica, un’aristocrazia di pensiero, un modo d’essere peculiare del comunismo italiano che univa Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Aldo Natoli, Lucio Magri, Luciana Castellina, Valentino Parlato. Anche se poi le strade, ai tempi della radiazione dell’«eresia» nel 1969, si divisero. Drammaticamente.

Tuttavia, per noi che a vent’anni abbiamo fatto con il Manifesto una scelta di vita, questo compleanno resta significativo, è una emozione che ci riporta all’inizio di un impegno politico che ancora oggi continua con queste pagine.

Uno dei motivi per sentirsi «compagni di strada» di Ingrao, e al tempo stesso lontani dai prestigiatori vecchi e nuovi della scena politica, affonda in quella radice umana ancor prima che politica, istintiva e poi razionale, della vicinanza a quelli che lui definisce «i più deboli», o meglio, «i più offesi».

Chiarendo che a muoverlo, nella sua vita, dall’impegno antifascista fino all’ultimo libro di poesie, «non è un agire per gli altri, ma in un certo senso un agire per me». E l’altra bussola, che non teme la ruggine, sta nella comune e profonda convinzione dei limiti della politica, nel rifiuto della sua pretesa totalizzante.

Ingrao, e i libri di poesie lo testimoniano appieno, si concede alla dimensione dell’esitare, del dubbio, della contraddizione, della contaminazione. Portando a compimento e mettendo a valore un’apertura culturale (cinema e poesia furono del resto i suoi primi, giovanili amori e se non ci fosse stato il fascismo chissà…), che lo ha sempre messo in sintonia con le generazioni irrequiete del 1968 (era utopista e visionario, secondo i suoi compagni di partito) e successivamente con i movimenti degli anni Novanta del secolo scorso.

Oggi la sua forza intellettuale e politica, anche se indebolita dal tempo, resta intatta. Un compagno, un amico, un interlocutore costante per chi ha combattuto, fuori dall’ex Pci per quarantacinque anni, per cambiare la sinistra italiana.

Perciò gli auguri del collettivo del manifesto sono, per dirlo con le sue parole, oltre che un pensiero affettuoso per lui, un stimolo in più ad agire per noi.

 

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