«I morti sono diverse dozzine, forse più di 100. È stata una strage, una nuova strage terribile in una zona che Israele, addirittura da ottobre, descrive come sicura per i civili». Così diceva ieri al manifesto Hilmi Hirez, un collega palestinese che abbiamo raggiunto telefonicamente a Khan Yunis. «Gli aerei F-16 israeliani hanno sganciato quattro-cinque missili su Mawasi piena di sfollati» ha continuato Hirez «in quel momento c’erano tante persone in fila, tra cui molti bambini, davanti a due stazioni per la distribuzione dell’acqua potabile. Le esplosioni sono state spaventose, non hanno lasciato scampo. I feriti sono almeno 300 e alcuni di loro moriranno perché sono in condizioni critiche». Il giornalista ha aggiunto che dopo l’attacco sono partite raffiche, forse da droni, contro i soccorritori, facendo altre vittime. «Due automezzi della Protezione civile – ha detto – sono stati colpiti ripetutamente, non ho notizie precise però dubito che qualcuno di quelli a bordo sia rimasto in vita». In serata, il ministro della sanità a Gaza ha aggiornato il bilancio di morti a 90.

L’ospedale Nasser di Khan Yunis può fare molto poco per salvare i feriti. È al collasso con un tale massa di feriti gravi – alcuni sono mutilati, altri hanno perduto un occhio, altri ancora hanno il corpo pieno di schegge – hanno comunicato i medici. Louise Wateridge, una funzionaria delle Nazioni unite, è stata al Nasser dove ha visto cinque bambini feriti, uno dei quali era paralizzato dalla vita in giù.

I resoconti di sopravvissuti e testimoni sono simili a quelli fatto dal giornalista. Mohammad Yazji, sfollato da mesi a Mawasi, ha detto che stava facendo colazione quando «all’improvviso la tenda è crollata sulle nostre teste e la sabbia ci ha seppelliti…Non ho mai sentito o visto un attacco così forte. Dopo minuti di confusione ho capito che ero ancora vivo e ho aiutato i feriti intorno. Alcuni dei miei parenti sono rimasti uccisi. Duversi corpi erano tagliati a metà». Un altro sopravvissuto, Sheikh Yousef, ha detto a un’agenzia di stampa «tutto era bruciato, distrutto, non riuscivo nemmeno a capire dove fossi o cosa stesse succedendo…Ho lasciato la tenda e mi sono guardato intorno e ho visto parti di cadaveri, corpi ovunque, donne anziane a terra, bambini piccoli a pezzi». I video giunti da Gaza mostrano scene orribili di morte e distruzioni, oltre al cratere enorme causato dall’esplosione e persone che cercano di salvare qualche oggetto.

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I palestinesi insistono, quello di ieri è stato l’ennesimo massacro di civili inermi e respingono la tesi israeliana di un attacco aereo diretto contro Mohammed Deif, il capo dell’ala militare di Hamas e numero due dell’organizzazione a Gaza, che avrebbe fatto «anche vittime collaterali». Che Deif, sfuggito a diversi tentativi di assassinarlo, sia morto non era affatto certo ieri sera, anzi. «Stiamo ancora verificando i risultati dell’attacco», ha detto un portavoce militare israeliano aggiungendo che il bombardamento non avrebbe colpito una tendopoli bensì un’area con dei capannoni. La bomba, ha proseguito, ha distrutto l’edificio sotterraneo in cui si nascondeva Deif, protetto da decine di membri di Hamas in abiti borghesi. Il premier Netanyahu, alla ricerca di «eliminazioni eccellenti» tra i palestinesi per giustificare la sua interminabile offensiva militare contro Gaza e il mancato raggiungimento di un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi – invocato ieri nelle strade di Tel Aviv, Gerusalemme e altre città da molte migliaia di israeliani – è rimasto riunito per ore con i vertici dell’intelligence e delle Forze armate per valutare i risultati del raid aereo (e non per le vittime civili).  Durante la conferenza stampa tenuta in serata, Netanyahu ha ammesso che «non è assolutamente certo» che Deif e il suo vice Rafaa Salameh siano stati uccisi. Ma «in un modo o nell’altro», ha promesso, Israele eliminerà tutta la leadership di Hamas.

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Il movimento islamico ha replicato che le affermazioni israeliane secondo cui un suo leader sarebbe stato colpito erano false e miravano solo a giustificare l’attacco, il più sanguinoso a Gaza nelle ultime settimane.  A marzo, Israele ha annunciato di aver ucciso il vice di Deif, Marwan Issa. Hamas non ha né confermato né negato la sua morte. La storica portavoce palestinese Hanan Ashrawi ha scritto su X che la strage di al Mawasi ha «trasformato tutta Gaza in un’unica enorme zona di morte…Bombe e proiettili americani piovono su Gaza mentre il governo e i criminali israeliani riescono a impedire che qualsiasi forma di rifornimento di medicinali, cibo o carburante raggiunga la popolazione devastata». Ashrawi ha definito l’attacco «orribile» e «selvaggio». Francesca Albanese, Relatrice dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, ha detto «gli attacchi di Israele ad al Mawasi, una zona designata a fini umanitari, violano il diritto internazionale secondo diversi principi giuridici…Se c’è un obiettivo militare all’interno di una zona sicura, l’azione deve essere proporzionale al vantaggio militare che verrà ottenuto. Uccidere 70 persone per una non è proporzionale. Israele deve fare una distinzione tra combattenti e civili, ma il 70 percento delle vittime di questo conflitto sono state donne e bambini».

Nelle stesse ore in cui si raccoglievano cadaveri nella zona di Mawasi, un altro bombardamento ha ucciso almeno 17 palestinesi in una sala di preghiera nel campo profughi di Shate, a Gaza city.