La proclamazione del Pnrr non contraddice l’affermazione del super-ministro Cingolani alle Commissioni Ambiente di Camera e Senato: “L’universo funziona con la fusione nucleare, non con la fissione. … Fra 10 anni … staremo investendo nella fusione nucleare che sta muovendo ora i primi passi nei laboratori. Questa è la transizione che io ho in testa”? In primo luogo quello che sembra un inciso, “non con la fissione”, equivale a dire “pardon, ci eravamo sbagliati”: un errore che, per produrre un misero 10% oggi dell’energia elettrica nel mondo, lo ha inondato di grandi quantità di residui radioattivi che per millenni dovranno venire isolati da qualsiasi contatto con la società umana e l’ambiente.

In secondo luogo, colpisce l’affermazione “fusione nucleare che sta muovendo ora i primi passi nei laboratori”: il problema è “quando” arriverà? Di fusione nucleare gli scienziati parlano da 60 anni, e ogni volta prospettavano la realizzazione di una reazione di fusione che produca più energia di quanta ne assorba nei decenni successivi. L’impianto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) in costruzione in Francia da un consorzio internazionale (stima del budget ≈ 19 miliardi di Euro) dovrebbe riuscire a produrre nel 2035 un plasma D+T (Deuterio + Trizio) per una durata di qualche decina di minuti. Il futuro reattore europeo a fusione termonucleare DEMO (DEMOnstration Power Plant) dovrebbe venire costruito verso il 2050 e essere l’ultimo reattore di ricerca con lo scopo di dimostrare la possibilità di un funzionamento continuativo del processo di fusione.

Il DTT (Divertor Tokamak Test) di Frascati è una istallazione ausiliaria. Insomma, sembra che la prospettiva vada oltre il 2050: poi andrebbero costruiti decine di reattori a fusione. Senonché la metà del secolo sarà troppo tardi per porre un freno all’emergenza climatica che incalza. Nel frattempo queste realizzazioni e costruzioni continueranno ad assorbire energia e a produrre emissioni di CO2!

Se una ratio si può cogliere nei progetti per la fusione controllata, questa è estremamente pericolosa: coltivare l’illusione che arriverà l’energia illimitata, e quindi possiamo continuare a consumarne a piacere. Il risparmio energetico, la riduzione dei consumi, non risaltano nei progetti di Cingolani: “abbassare il prezzo dell’idrogeno verde e investire sulla fusione nucleare.

Questa è la transizione che ho in testa”. Chiaro? Non sembra che in quella testa passi il concetto che è il nostro livello di consumi, in particolare quelli energetici, ad essere assolutamente insostenibile, incompatibile con l’emergenza climatica, che esige cambiamenti radicali ora, non fra 50 anni.

Si potrebbe anche osservare che la fusione nucleare non è poi così pulita come viene presentata: la reazione di fusione D-T dà infatti Elio più un neutrone, che ha un’energia nel pieno range delle energie nucleari, 14 MeV, un ordine di un milione di volte le energie in gioco in una reazione chimica fra due molecole.

Neutroni di questa energia possono attivare la produzione di radioisotopi interagendo con la materia, anche se è plausibile che la quantità di residui radioattivi sia minore rispetto ai reattori a fissione.

Si potrebbe aggiungere che un reattore nucleare è una grande pentola, alimentata da reazioni molto più potenti: ma genera acqua calda, che poi aziona dei generatori elettrici, una “strage energetica”.

Nessuno ha mai trovato un sistema per convertire direttamente l’energia di un
plasma a milioni di gradi: questa sarebbe la vera innovazione, vuole provarci prof. Cingolani?