38 aerei da guerra con lo stemma dell’aeronatica militare cinese. In due ondate, a distanza di poche ore. È il record fatto registrare venerdì 1 ottobre nei rilevamenti di quelle che Taiwan considera minacciose incursioni effettuate dalla Cina nella sua “Zona di identificazione della difesa aerea” (Adiz).

Non è una novità, aldilà dei numeri: lo scorso 24 settembre erano stati 24 i velivoli cinesi rilevati nell’angolo sud-ovest dell’Adif, mentre a giugno Taiwan ha denunciato lo sconfinamento di 28 aerei da combattimento. Questa volta «la cosa strana – rilevava ieri il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu sul suo account Twitter – è che Pechino non si preoccupi più di fingere scuse». Per due volte l’aeronautica taiwanese ha risposto – rende noto il ministero della Difesa di Taipei – facendo decollare aerei da combattimento per allontanare gli “intrusi”, trasmettendo avvisi radio e tracciando i velivoli cinesi con missili antiaerei terrestri.

I due nuovi voli di “avvertimento” verso l’isola, che Pechino considera parte integrante della Cina e di cui non ha mai riconosciuto l’indipendenza, dichiarata nel 1949 al termine della guerra civile, sono stati preceduti da una serie di accuse e proclami incrociati. E soprattutto sono avvenuti venerdì, giorno di celebrazioni per il 72esimo anniversario della Repubblica popolare cinese, fondata nello stesso anno. E questo agli occhi di molti analisti renderebbe ancora più forte il messaggio inviato da Pechino ai diretti interessati.