«Il compagno Li Peng è immortale!» Si chiude così il necrologio dell’agenzia statale Xinhua per Li Peng, ex premier cinese dal 1987 al 1998, morto ieri a 91 anni. Originario di Chengdu nel Sichuan, dove nacque nel 1928, membro del partito comunista dal 1945, il ricordo di Li Peng è rimasto associato all’espressione «il macellaio di Pechino», come lo ha definito molta della stampa straniera, a causa del suo coinvolgimento nei fatti del 1989, di cui quest’anno è ricorso il trentennale. La nomea di Li Peng, che secondo molti osservatori della Cina non ha mai avuto una grande popolarità presso i cinesi, è infatti legata alla proclamazione della legge marziale a Pechino nel 1989, da lui stesso annunciata pubblicamente.

A dire il vero, per quanto il suo ruolo sia stato assolutamente in linea con quella dei più conservatori all’interno del Pcc, «il macellaio di Pechino» è un’espressione piuttosto ingenerosa per Li Peng. Sarebbe stato più giusto affibbiarla al vero artefice tanto della legge marziale quanto del successivo massacro, ovvero Deng Xiaoping che, al contrario di Li, è spesso ricordato come «il grande riformatore cinese».

Il ruolo di Li Peng durante i fatti del 1989, in ogni caso, ha consentito alla grancassa mediatica cinese di approfittarne per ribadire la necessità dell’intervento armato nelle strade di Pechino e non solo. Come ha scritto ieri la Xinhua, «il compagno Li Peng insieme alla maggior parte dei compagni dell’ufficio politico centrale, prese misure decisive per fermare i disordini e reprimere la violenza controrivoluzionaria, stabilizzando la situazione interna e svolgendo un ruolo importante in questa grande lotta che ha avuto un impatto rilevante sul futuro del partito e del paese».

Nel 2014 Li ha pubblicato le sue memorie: casualmente però si concludono nel 1983. Nel 2010, invece, alcuni diari attribuiti a lui vennero pubblicati da una piccola casa editrice americana. Li Peng non confermò di esserne l’autore, anche se forse gli sarebbe convenuto: in quelle memorie tutta la responsabilità per quanto accaduto nel 1989 veniva scaricata su Deng Xiaoping (oltre a inserire tra i «complici» anche Hu Jintao e Wen Jiabao, presidente e premier cinesi dal 2002 al 2012).

Li Peng fu una sorta di trait d’union tra vecchia e nuova dirigenza (quella composta per lo più da tecnocrati) e come tutti i funzionari riuscì a ritagliarsi un proprio spazio nel settore idroelettrico, sovrintendendo alla costruzione del «progetto dei progetti» cinesi, ovvero la Diga delle Tre Gole. Progetto controverso, benché in linea con il tradizionale impegno del «centro» (l’Imperatore o il partito comunista) nei confronti delle grandi infrastrutture e nel quale Li Peng finì per essere accusato di nepotismo nella gestione della China Three Gorges Corporation.

Sua figlia, Li Xiaolin, è una donna di successo e a capo, guarda caso, della China Power International Development Limited, azienda leader nel settore idroelettrico cinese.