Cina e Nba, ancora polemiche ed eventi cancellati per i tifosi nel Paese asiatico, dopo le partite della lega di basket vietate in tv. L’endorsement nei giorni scorsi da parte del general manager degli Houston Rockets, Daryl Morey, con un tweet (subito cancellato) di sostegno a Hong Kong nella richiesta di indipendenza dalla Cina – ha provocato un cortocircuito tra la Nba e Pechino. I main sponsor cinesi sono in rivolta. Il tweet a favore di Hong Kong ha già portato grandi brand come l’azienda di calzature Li Nig e la Shanghai Pudong Development Bank ad annunciare l’intenzione di chiudere ogni rapporto con Houston e così ha fatto intendere la Chinese Basketball Association. La collera cinese verso l’appoggio della squadra texana (che incassa circa 10 milioni di dollari dal mercato cinese ogni anno) per Hong Kong non è stata casuale, ricordando che il presidente della federbasket è Yao Ming, monumento nazionale della pallacanestro di Pechino e stella a Houston in tutta la sua carriera nella Nba.

E OLTRE alle partite oscurate sulla tv cinese ci sono altre conseguenze di natura finanziaria con il colosso Tencent (accordo con la Nba da 1,5 miliardi di dollari per trasmettere le partite del torneo americano in Cina) che non manderà in onda le partite di Houston. Senza dimenticare che la Nba è impegnata con alcune squadre in Cina per la pre season, ben remunerata, tra cui i Los Angeles Lakers di Lebron James, che ieri si sono visti annullare diversi appuntamenti con tifosi e stampa e i Brooklyn Nets del nuovo propretario, Joseph Tsai, cofondatore del sito di e-commerce cinese Alibaba, poco allegro dopo il tweet incriminato del dirigente di Houston. E a questo punto l’attesa partita tra Lakers e Nets, tra poche ore a Shanghai, potrebbe saltare. Un rapporto in crisi, dunque, nonostante le scuse di Houston, del diretto interessato e della stessa Nba, colosso che ha posto in Cina in India le nuove fonti di guadagno per un carrozzone che muove miliardi di dollari, costretta a diramare due comunicati in poche ore, provando a tenere in equilibrio reputazione e interessi commerciali.

IN GENERALE, il caso della Nba è una specie di polaroid dell’imbarazzo di chi, sia negli Stati uniti che in Europa, vorrebbe prendere posizione a favore di Hong Kong nel percorso democratico che passa attraverso un allontanamento dal potere cinese ma è fermato dalla potenza economica di Pechino che tiene in scacco i mercati. E la Lega del basket, più volte critica verso l’amministrazione Trump, pare aver raccolto idealmente e solo per il tempo di un tweet la guerra commerciale che sta mettendo di fronte Stati Uniti e Cina negli ultimi mesi. Nel frattempo l’ex star della Nba con Chicago e Detroit, Dennis Rodman, ambasciatore di pace negli anni scorsi con la Corea del Nord per l’amicizia personale con Kim Jong.. si è offerto di salire su un aereo per Shanghai per rimettere assieme i cocci nel rapporto tra la Lega del basket e la Cina..