C’è chi già l’immagina come di una «grande area liberal-moderata», che non guarda al Pd ma direttamente a Matteo Renzi e pronta a collaborare con lui anche se, è la promessa, «senza esserne succube». Un’area che potrebbe comprendere il Ncd insieme ai verdiniani e a ciò che resta di Scelta civica e forte, secondo i suoi sostenitori, di un potenziale serbatoio di voti che si aggirerebbe intorno al 10-11%.
C’è aria di grandi manovra intorno al piccolo Nuovo centrodestra di Angelino Alfano che a quasi due anni esatti dalla sua nascita rischia di chiudere i battenti per rinascere sotto nuova forma. A parlarne, in maniera come al solito esplicita, è stato ieri Fabrizio Cicchitto. «Adesso è l’ora di costruire un nuovo centro» che «deve allargarsi a tutte le forze politiche parlamentar che frantumate e divise hanno sostenuto Renzi certamente in condizioni di subalternità», ha detto il sentore di Ncd in un’intervista all’Huffington post. «Visto che Renzi è una cosa e il Pd un’altra, non credo che esitano le condizioni ce queste forze entrino nel Pd, ma invece devono aggregarsi autonomamente» e «avere anche una posizione contrattuale».
Ex socialista e poi capogruppo del Pdl, Cicchitto riconosce al premier il merito di essere riuscito lì dove sia Craxi che Berlusconi hanno fallito: «Renzi per salvare il Pd dallo stallo e il sistema istituzionale da una contestazione radicale… ha ucciso i comunisti». L’uomo perfetto con cui allearsi, dunque, anche perché non esistono alternative. In una situazione come quella in cui si trova oggi, cosa potrebbe fare infatti i centrodestra, si chiede Cicchitto, «abbandonare il campo e seguire Berlusconi in quell’intreccio di populismo lepenista e di familismo nostalgico che oggi caratterizza questo centrodestra?».
Con Cicchitto e a favore dello scioglimento del Ncd e per una nuova formazione che si allei con Renzi si schierano subito diversi deputati, senatori ed esponenti di governo. Come Sergio Pizzolante, da sempre fautore di un avvicinamento a Renzi, ma anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin o Giocchino Alfano. «E’ il momento di andare oltre le sigle Ncd-Udc-Ap», dice la senatrice Federica Chiavaroli. «Il nostro gruppo può essere il catalizzatore di questo progetto politico. Certamente non vogliamo uscire dalla maggioranza. Qui si tratta di discutere su come stiamo al governo». E a rafforzare la convinzione che la distanza da Renzi è ormai minima, c’è poi la legge di stabilità, che molti vedono piena di contenuti propri del centrodestra.
Silenzio, per ora da parte del leader del partito. preoccupato per le defezioni che già si sono verificate e nel tentativo di dare un ruolo al Ncd polemizzando sulle unioni civili, Alfano per il momento tace. C’è chi lo dà per indeciso si sciogliere la sua creatura prima delle elezioni amministrative di primavera, in modo da sperimentare subito la nuova alleanza con Renzi, oppure aspettare la fine della legislatura. Finora l’unico a parlare in difesa dell’attuale Ncd è Maurizio Lupi: «Ncd è vivo e vegeto», ha affermato. Se lo dice lui… red. pol.