Il copione è sempre lo stesso, ormai collaudato, e prevede una rivendicazione delle scelte fatte per ostacolare lo sbarco dei migranti salvati dalle navi delle ong quando era ministro dell’Interno: «Vengo in tribunale assolutamente a testa alta, orgoglioso di quello che ho fatto. Di solito un presunto colpevole rinnega, io rivendico con orgoglio di aver salvato vite. Lo rifarei? No, lo rifarò quando tornerò al governo», ripete anche ieri Matteo Salvini alla vigilia della nuova udienza preliminare – dopo quella per il caso della nave Gregoretti in corso a Catania – in cui il leader della Lega è accusato di sequestro di persone per aver ritardato per 21 giorni, nell’agosto del 2019, lo sbarco di 151 migranti dal traghetto della ong Open Arms.

L’udienza prenderà il via alle 9,30 di questa mattina a Palermo in un’aula bunker dell’Ucciardone chiusa ai giornalisti e durante la quale almeno in dieci, tra associazioni e singole persone, chiederanno di essere riconosciuti come parte civile. Tra questi ci sono cinque dei migranti trattenuti contro la loro volontà a bordo della Open Arms e che oggi vivono in Germania, ma anche la ong catalana, Legambiente, Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), Accoglie Rete, la ong Save Human e l’Arci.

Ieri Salvini ha comunque trovato il modo di tenere banco presentandosi di fronte all’ulivo piantato per commemorare i martiri di Cosa nostra indossando una mascherina con stampata l’immagine del giudice Paolo Borsellino. Una scelta duramente criticata da Pd e M5S, ma soprattutto dal fratello del magistrato assassinato dalla mafia insieme alla sua scorta il 19 luglio del 1992: «Una passerella come sempre», ha commentato Salvatore Borsellino. «Vedendo quelle immagini mi viene da vomitare, ma uno sciacallo come lui non può fare altro che sciacallaggio».

I fatti dei quali Salvini è chiamato oggi a rispondere risalgono come detto all’agosto del 2019, appena un mese dopo le vicende per alcuni versi analoghe della nave Gregoretti ma avvenuti in un contesto politico completamente diverso, visto che che la tenuta dell’allora governo Conte 1 era già messa pesantemente a dura prova. Contrariamente a quanto fatto dai colleghi di Catania, che hanno chiesto il proscioglimento dell’ex ministro, la procura di Palermo è decisa ad andare a processo convinta che la decisione di non far sbarcare i migranti a Lampedusa i migranti soccorsi fu un atto deciso dall’allora ministro dell’Interno individualmente, quindi non «condiviso» con gli altri esponenti del governo. Una tesi fatta propria dal Tribunale dei ministri. Dopo 20 giorni di stallo di fronte l’isola, la situazione si sbloccò solo in seguito a un’ispezione condotta dai magistrati di Agrigento che ordinarono lo sbarco d’urgenza dei profughi.

Per Open Arms le scelte operate da Salvini altro non sono che parte di una più ampia strategia europea per fermare i migranti. «A noi interessa che a essere giudicata sia la storia politica europea di questo ultimi anni» ha spiegato ieri la portavoce di Open Arms, Veronica Alfonsi, parlando dell’udienza di Palermo. «Una storia fatta di respingimenti per procura, omissioni di soccorso, violazione delle convenzioni internazionale. Vorremmo sapere dov’era l’Europa mentre questo accadeva».