Gentile ministro Brunetta,
nei giorni scorsi ‘fonti della Funzione Pubblica’ hanno replicato in modo stizzito ad alcune miei giudizi sulle politiche dell’attuale governo per la Pubblica Amministrazione, l’accusa che mi viene rivolta è che non sono costruttivo e che continuo ad utilizzare le lenti del pregiudizio ideologico (sic!).

Vediamo di cosa stiamo parlando.

1-Basta con la retorica del merito. Nella Pubblica Amministrazione si guadagna poco e spesso non esistono percorsi ordinati e trasparenti di carriera. Questo é il punto da affrontare, sottraendo al potere politico discrezionalità sulla scelta dei dirigenti e aumentando gli stipendi base per tutti fino ad un livello accettabile, Mi sembra evidente che le sue proposte vadano nella direzione opposta, usando una supposta meritocrazia per creare camarille e catene di sostegno e comando opache.

2-Nel pubblico impiego si entra per concorso, con pari condizioni di partenza per tutti. È giusto trasformare i concorsi in luoghi capaci di valutare l’attitudine all’individuazione e soluzione di problemi reali, al lavoro di gruppo, alla capacità di adattarsi a diverse funzioni, uscendo dalla logica del quiz. È invece sbagliato attribuire punteggi esagerati a chi abbia avuto accesso a percorsi formativi di supposta eccellenza e costi elevati, o addirittura escludere alla partenza chi possa esibire “solo” un titolo di studio. Con le sue proposte si introduce una premialità per censo, contraria allo spirito Costituzionale.

3- La Pubblica Amministrazione deve rappresentare una spinta per il settore privato a migliorare le condizioni contrattuali dei lavoratori, e non il contrario. Questo significa che il precariato dovrebbe esserne bandito. Negli ultimi anni è invece successo che proprio nella PA siano decollati stage, contratti a termine, esternalizzazioni. Il risultato sono conflittualità, riduzione della qualità dei servizi, impoverimento dei lavoratori. Il Pnrr consolida anziché ribaltare questa situazione inaccettabile.

4- I cittadini devono avere un rapporto di fiducia con la propria PA. Questo significa certamente implementare procedure che assicurino risposte certe e rapide, responsabilizzando a questo fine i dirigenti. Significa tuttavia allo stesso tempo assumere come politica l’impegno a rispettare i lavoratori pubblici, senza utilizzarli come merce da campagne elettorale o peggio capro espiatorio dei guasti burocratici. Da questo punto di vista lei non è certamente un esempio positivo.

5- Ultimo ma non ultimo, i livelli occupazionali. Come è noto, il numero di dipendenti pubblici in Italia è inferiore alla media europea e raggiunge distanze abissali se paragonato a quello dei paesi nordici o della Francia. Siamo ad esempio debolissimi in campo universitario, con la metà dei docenti rispetto alla media europea. Per quanto si possa lavorare sull’efficientamento dei processi, esiste sempre un punto oltre il quale la quantità è qualità e noi lo abbiamo oltrepassato da un pezzo. Io l’ho sentita vantarsi a piena voce di aver rilanciato le assunzioni, ma in realtà non ha fatto altro che assorbire parzialmente il turn over, senza minimamente procedere a quella massiccia iniezione di capitale umano di cui avrebbe bisogno la nostra PA.

Le ho espresso, come capirà, le nostre idee in sintesi, ma con la serietà dovuta nel rapporto con un ministro. Sarei naturalmente disponibile, oltre che felice, ad interloquire pubblicamente con Lei, nelle forme che preferisce. Le chiederei soltanto di interloquire direttamente con me la prossima volta, senza trincerarsi dietro ‘fonti del ministero’ o utilizzando un profilo web del ministero che dovrebbe servire a scopi istituzionali.

* responsabile economia Sinistra Italiana*