Arriva dalla prestigiosa etichetta di John Zorn, la Tzadik, , Bella Ciao, un disco di una band di folk jazz di Brooklin, i Barbèz di Dan Kaufman, giornalista del New York Times e cantante, studioso della tradizione kletzmer.

L’album è dedicato al vastissimo patrimonio della musica della comunità ebraica italiana, la più antica d’Europa. E le melodie si intrecciano con le poesie di Pierpaolo Pasolini e Alfonso Gatto.

Quando è iniziato il tuo interesse per la musica kletzmer italiana?

Nella primavera del 2009 sono stato ospite di una residenza artistica nel New Hampshire. Mentre ero lì, ho incontrato un altro compositore, Yotam Haber che aveva lavorato a lungo a Roma per l’American Academy e aveva fatto degli studi approfonditi sulla musica degli ebrei romani. Yotam mi chiese di registrare con la chitarra elettrica alcune di queste antiche melodie per la colonna sonora di un documentario, che lui stava realizzando, sugli ebrei romani. Così, ascoltando queste composizioni, mi sono innamorato di questa musica e ho deciso di reinterpretarla con Barbèz, la mia band. Ho trascorso una estate a Roma per imparare di più sulla musica ebraica italiana. Ci sono delle registrazioni bellissime di queste melodie fatte da un grande musicologo, Leo Levi, dopo l’Olocausto, e conservate all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. E l’ascolto di questo materiale è stato l’inizio del lavoro. Mentre ero a Roma, un pomeriggio sono andato in Via Rasella, e sono rimasto impressionato dall’edificio che ancora conserva i buchi delle pallottole della battaglia partigiana che qui si svolse il 24 marzo 1944 e che poi si concluse con l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Ho voluto, con questo disco, tributare un omaggio allo spirito della Resistenza e anche agli ebrei romani, la cui musica è stata per me fonte di ispirazione. Questo disco è un omaggio ai 16 ebrei sopravvissuti a agli oltre mille che il 16 ottobre 1943 furono deportati a Auschwitz ed anche ai partigiani che rischiarono la vita per liberare la loro terra dal fascismo.

Il cd è anche dedicato a Pierpaolo Pasolini.

Io amo la scrittura di Pasolini per la sua passione e per il suo lirismo. Mi ha emozionato la lettura del poema che ho usato nel disco, La Resistenza e la sua luce, che ho scoperto in una libreria di San Francisco. Ho sentito la necessità di mettere quelle parole nel disco. Come quelle di Anniversario di Alfonso Gatto, che non conoscevo e che ha la capacità narrativa di farci rivivere i giorni della Resistenza. Entrambe le poesie hanno una misteriosa, elegiaca qualità. Come se gli elementi narrativi che contengono, riescano a trascendere il tempo.

Le canzoni di «Bella Ciao» sono tutte originali.

Si, eccetto Bella Ciao, ma tutte contengono frammenti di canti tradizionali che arrivano dal patrimonio della musica ebraica romana. Quella romana è la comunità ebraica più antica in Europa,: E la sua musica ha mantenuto negli anni una grande originalità e sarebbe andata perduta se non ci fosse stato il lavoro di etnomusicologi come Levi.

«Bella Ciao» è la canzone più famosa della Resistenza Italiana. Parlaci della tua versione

Per me questa canzone è una delle espressioni musicali «sacre» del ventesimo secolo. Ed è difficile avvicinarsi, se non si è italiani. Ma io credo che ‘Bella Ciao’ parli un linguaggio spirituale, universale, profondamente rilevante oggi. Come scrisse Gatto: «La Resistenza…non è stato un momento eccezionale della vita. È l’opposto. È un periodo che continua nel tempo e nella storia per formare una coscienza comune». Io volevo fare di Bella Ciao una canzone capace di esprimere, oggi, tutta la sua forza, grazie a una interpretazione personale che la facesse diventare un inno anche per chi ancora non la conosce. Ho chiesto a Dawn McCarhy, che è una stretta collaboratrice di Will Oldham, di cantarla, e lei lo ha fatto con incredibile intensità. Abbiamo usato due frammenti di differenti melodie della musica ebraica romana per sottolineare la bellezza del testo

L’album è stato pubblicato dall’etichetta Tzadik di John Zorn. Cosa pensa il musicista della tua opera?

John era entusiasta e ha subito abbracciato il progetto. Lui ha un grande interesse per generi musicali molto differenti e si è sentito coinvolto nel progetto, anche perché è molto interessato alla letteratura e l’idea di un disco che avesse in se frammenti delle poesie di Pasolini e Gatto lo ha affascinato.