Due delle ultime notizie arrivate ieri sera riguardano ancora una volta dei giornalisti feriti, dopo che nei giorni scorsi a Irpin – nei sobborghi di Kiev – era morto il reporter americano Brent Renaud (due suoi colleghi sono rimasti feriti).

Si tratterebbe di un giornalista di Fox news e di un giornalista britannico. Secondo la Fox nella serata di ieri «le squadre sul campo stanno lavorando il più duramente possibile per cercare di raccogliere più informazioni». In precedenza sulla pagina Facebook del procuratore generale ucraino, Irina Venediktova, era stato annunciato che una giornalista britannica era stata gravemente ferita; sarebbe in «rianimazione sotto la supervisione di medici».

E PROPRIO LA CAPITALE ucraina ieri è stata colpita più volta dagli attacchi russi: un raid aereo ha colpito un edificio residenziale che avrebbe provocato la morte una persona e almeno tre feriti. Sempre ieri è stato bombardato un deposito aereo, due morti e sette feriti.

Le autorità ucraine, invece, hanno negato il lancio di un missile nella città di Donetsk controllata dai separatisti che avrebbe fatto almeno 20 vittime. Il portavoce militare ucraino Leonid Matyukhin ha detto che il missile in realtà era russo, ma nessuna conferma è possibile in questo momento, così come le presunte esplosioni, provocate dai russi, nei pressi della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia.

ALTRE NOVE VITTIME in un attacco aereo contro una torre televisiva nella regione settentrionale di Rivne, in Ucraina. Secondo il governatore ci sarebbero persone sotto le macerie. Nel frattempo a Mariupol sarebbe riuscito a partire un convoglio di circa 160 auto nella prima conferma russa alla promessa di corridoio umanitari, per quanto precari e complicati. Anche da Kharkiv sono arrivate notizie di attacchi: il sindaco della città, riportato da Reuters, ha affermato che la città è stata costantemente attaccata dalle forze russe.

Parlando alla televisione nazionale, Ihor Terekhov ha detto che le truppe russe avrebbero sparato nel centro della città causando un numero imprecisato di vittime. La sensazione, però, è che la Russia non stia sfondando e stia incontrando difficoltà militari che si traducono, come già accaduto nella storia recente militare russa, in bombardamenti e attacchi sui civili. Gli Usa confermerebbero le problematiche militari russe: un funzionario della difesa alla Cnn ha specificato che «Quasi tutti i progressi russi in Ucraina rimangono in stallo».

NELLA GIORNATA DI IERI – inoltre – si sono svolti due importanti negoziati: il primo tra ucraini e russi, durato circa otto ore e rimandato a oggi; il secondo a Roma tra il consigliere per la sicurezza americano Jack Sullivan e il capo della diplomazia cinese Yang Jiechi: sei ore di confronto e nessuna parola al termine dell’incontro se non una nota della Casa Bianca che sottolinea la necessità di tenere aperto un canale di comunicazione. Da parte cinese parole sul dialogo e le trattative, in attesa di maggiori dettagli attesi per oggi.

Ma mentre Sullivan e Yang discutevano, il Financial Times ha fatto uscire due articoli tra domenica sera e lunedì pomeriggio, nel quale secondo fonti di intelligence non solo la Russia avrebbe chiesto un sostegno militare oltre che finanziario alla Cina, ma – nell’articolo di ieri – che Pechino avrebbe lasciato intendere che potrebbe farlo.

IL FINANCIAL TIMES sostiene che Washington avrebbe già avvisato i suoi alleati europei che in serata però avrebbero sottolineato l’assenza di prove, senza diminuire però la rilevanza di questa ipotesi (possibile per la richiesta russa, decisamente più strano l’eventuale ok di Pechino) e sottolineando la volontà di continuare a fare pressioni sulla Cina per una intercessione con Putin.

L’obiettivo americano – infatti – sembra quello di rendere note alla Cina le conseguenze di un suo appoggio economico e militare a Mosca, provando a contare sulla relazione privilegiata tra Xi Jinping e Putin per esercitare una pressione su Mosca che porti a un cessate il fuoco.

In giornata sono attesi i comunicati ufficiali post summit, ma la sensazione è che non si sia arrivati a un accordo. Nella giornata di ieri sia la Russia sia la Cina avevano negato l’esistenza di qualsiasi intesa, e richiesta, di natura militare tra i due paesi con riferimento all’attuale situazione ucraina.

PER QUANTO RIGUARDA i negoziati tra Kiev e Mosca, la giornata è stata scandita da diverse dichiarazioni e rumors, tra spiragli e chiusure. In serata il capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky ha specificato che i dialoghi proseguono, in realtà, «Ogni giorno, sette giorni su sette, i negoziati con la delegazione dell’Ucraina si tengono in formato video. Questo formato consente di risparmiare tempo e denaro».

Il presidente ucraino ha definito «difficili» i colloqui in corso. Si aspetta una svolta che potrebbe arrivare da Pechino, forse. Nel frattempo ieri il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro israeliano Naftali Bennett hanno avuto una conversazione telefonica, riferita dal Cremlino: «È proseguito lo scambio di opinioni sulla situazione relativa allo svolgimento di un’operazione speciale per proteggere le repubbliche del Donbass». Bennett ha informato Putin dei suoi contatti con diversi leader mondiali.

INFINE secondo l’Ufficio per gli affari umanitari dell’Onu (Ohchr) sarebbero almeno 636 i civili ucraini uccisi dall’inizio dell’invasione russa. Tra le vittime figurano 46 minorenni, bambini o adolescenti. Altri 1.125 risultano feriti. Il bilancio, aggiornato alla mezzanotte scorsa, riguarda solo le vittime accertate, «ma è probabile che il bilancio reale sia notevolmente più pesante».