Il presidente Usa Joe Biden è entrato nel summit di Glasgow sul clima portando un messaggio di urgenza, ma parte della sua missione al Cop26 è convincere le altre nazioni che gli Stati uniti fanno sul serio quando parlano del loro impegno nella tutela dell’ambiente, nonostante i problemi interni alla sua amministrazione. Aver approvato al Congresso l’enorme piano di spesa «sociale», che include il più grande investimento di sempre nella lotta ai cambiamenti climatici, avrebbe aiutato gli Usa a presentarsi come i campioni del cambiamento, ma la spesa è ancora bloccata al Congresso in fase di formulazione per via delle lotte intestine fra democratici moderati e liberal, e per gli interessi sui combustibili fossili, che lo hanno costretto a ridimensionare alcuni degli aspetti più audaci della sua agenda climatica.

BIDEN nel suo discorso ha detto che il mondo ha di fronte a sé «solo una breve finestra di opportunità per alzare le proprie ambizioni», avvertendo che i disastri climatici sono già una realtà, e che porvi rimedio impone costi di miliardi di dollari, e sottolineando che il passaggio a un sistema a fonti energetiche a basse emissioni potrebbe creare milioni di posti di lavoro in tutto il mondo.
«Glasgow deve segnare l’inizio di un decennio di innovazione e ambizione tese a preservare il nostro mondo», ha detto Biden in un intervento durato poco più di 11 minuti, all’inizio della sessione con i leader al vertice delle Nazioni unite.

Il presidente Usa non ha stabilito obiettivi più ambiziosi o impegni a breve termine per la riduzione delle emissioni inquinanti americane, oltre a quelli che aveva già dettagliato durante la riunione sul clima di aprile, anche se ha ripetuto che presto renderà pubblico un piano a lungo termine per portare gli Stati Uniti a zero emissioni entro il 2050. Durante un secondo evento Biden è andato anche oltre: «Immagino che non dovrei scusarmi, ma mi scuso comunque per il fatto che la precedente amministrazione statunitense si sia ritirata dall’accordo di Parigi».

CON UNA MOSSA molto insolita per un ex presidente a un evento a cui partecipano i leader mondiali in carica, al summit di Glasgow arriva anche Barack Obama, sia per aiutare Biden a riconquistare la fiducia internazionale nella leadership americana, che per riportare l’alleanza globale in carreggiata dopo i quattro, distruttivi, anni di Trump. Come fa di consueto da quando ha lasciato la Casa bianca, Obama si presenta come un ex presidente attivista, e il suo portavoce ha anticipato che incontrerà i gruppi di giovani militanti che lottano contro il cambiamento climatico, e che Obama utilizzerà il suo viaggio in Scozia per «illustrare gli importanti progressi compiuti nei cinque anni dall’entrata in vigore degli accordi di Parigi» e che «solleciterà un’azione più forte da parte di tutti: governi, settore privato, enti filantropici e società civile».

LA COP26 é la più grande conferenza sul cambiamento climatico dagli storici colloqui di Parigi del 2015, dove Obama emerse come la “super star” politica della difesa dell’ambiente: la sua presenza a Glasgow è quindi una stampella importante per il suo ex vice Biden, in un momento in cui il suo gradimento in patria è in caduta libera, e la credibilità della leadership Usa sul piano internazionale è traballante, e serve a ricordare che quando si giudicano gli Stati uniti nel loro insieme non bisogna considerare solo quello che sta succedendo ora a Washington, dove l’agenda climatica ha appena subito un grosso taglio al Congresso.

LA PRESENZA di Obama a Glasgow non è solo un riconoscimento alla Casa bianca di Biden, e vuole solo ricordare al mondo quanto nei quattro anni di presidenza Trump sia diminuita la fiducia internazionale negli Stati uniti: rappresenta anche la consapevolezza di quanto Obama sia più connesso con le persone a livello globale, anche in qualità di ex presidente, di quanto non lo sia Biden da presidente in carica.