Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post, quando il National Esquire, tabloid americano filo repubblicano e amico di Trump, aveva rivelato di essere in possesso di sms e foto private riguardanti la sua relazione extraconiugale, aveva detto di voler avviare un’indagine sul modo in cui il tabloid li aveva ottenuti.
Ora potrebbe esserci una risposta che porta dalla cronaca scandalistica allo spionaggio internazionale: Gavin De Becker, responsabile della sicurezza di Bezos, ha dichiarato di essere in possesso di informazioni che dimostrano che il cellulare personale di Bezos è stato intercettato dal governo dell’Arabia saudita.
Per ora non sono state offerte delle prove, ma la posta in gioco di questo scandalo si è alzata; in passato Bezos aveva già insinuato che l’Ami, la casa madre del National Enquirer, aveva cercato di metterlo nell’angolo per compiacere Trump e/o il governo saudita, irritati, rispettivamente, per gli attacchi del Washington Post al presidente e alle sue politiche, e per gli articoli in merito all’uccisione del giornalista e scrittore Jamal Khashoggi, avvenuta nel consolato saudita di Istanbul lo scorso ottobre.
Quella che sembra delinearsi ora è una specie di collaborazione tra Ami e sauditi, in modo da mettere nell’angolo Bezos e il suo quotidiano.
Lo stesso Bezos lo scorso febbraio aveva richiamato l’attenzione sulla connessione tra l’Ami e l’Arabia saudita in un esplosivo post pubblicato su Medium, dove accusava Ami di aver tentato di ricattarlo con le prove della sua relazione extraconiugale, e osservava che l’Ami era stata indagata «per varie azioni compiute per conto del governo saudita».