Sono iniziate oggi in Repubblica Ceca le elezioni per il rinnovo della Camera dei Deputati. Il premier Andrej Babiš cerca una riconferma del suo mandato, mentre le opposizioni di centrodestra si sono unite in due blocchi elettorali e cercheranno di ottenere la maggioranza di 101 voti. A rischio scomparsa dal parlamento i partiti della sinistra tradizionale.

Nei sondaggi ha mantenuto un vantaggio il partito Ano 2011 dell’attuale premier. Al governo da otto anni Babiš ha registrato un calo significativo delle preferenze solo nei mesi più duri della pandemia, durante l’inverno e la primavera di quest’anno. Nella campagna elettorale il premier ceco ha puntato su una forte retorica contro i rifugiati, le élites europee o la sinistra liberale. A conferma di questo orientamento l’arrivo in Repubblica Ceca la scorsa settimana del premier ungherese Viktor Orbán.

Per Babiš, che fino ad ora ha cercato di far parte del mainstream europeo, si tratta di un brusco cambio di toni. Secondo gli analisti hanno inciso sul mutamento anche i rilievi sempre più minacciosi di Bruxelles sui conflitti d’interesse di Babiš, tra gli uomini più ricchi nel paese. Non dovrebbe invece pesare in maniera significativa sulle preferenze l’ultimo scandalo del premier, che secondo i Pandora Papers avrebbe utilizzato società offshore per acquistare abitazioni di lusso in Francia. Il premier ceco non ha negato del tutto i fatti, i soldi transitati per i paradisi fiscali erano stati secondo lui tassati a norma di legge. Tra l’altro questa vicenda mostra come Babiš sia poco credibile nelle vesti anti-europee. Con le sue aziende in Germania, le sovvenzioni da fondi europei ricevute in Repubblica Ceca per fini privati e il castello in Costa azzurra, rappresenta appieno l’imprenditore che gode dei frutti dell’Unione europea.

Contro Babiš si sono uniti in due blocchi elettorali cinque partiti dell’opposizione di centrodestra. Le differenze tra Spolu di tendenza conservatrice e il blocco guidato dai Pirati più liberale sono diminuite in campagna elettorale prevalendo i temi dei conservatori. Assieme sperano di ottenere la maggioranza di 101 voti per ridurre il margine di manovra al presidente della repubblica Miloš Zeman, alleato del premier. Nella campagna hanno puntato sulla critica al premier, ai suoi conflitti d’interesse, oltreché alla gestione da parte del governo della pandemia.

Negli ultimi giorni i leader dell’opposizione hanno poi messo l’accento molto sui rincari, a loro parere causati anche da una politica fiscale troppo spensierata del governo.

Rischiano di rimanere fuori dal parlamento i socialdemocratici, anche loro da otto anni al governo. Il partito di Babiš, che all’inizio aveva una forte tendenza di centrodestra, è riuscito a sottrarre molti elettori alla sinistra tradizionale, soprattutto tra i pensionati e i lavoratori non qualificati. I socialdemocratici hanno cercato di recuperare in extremis una quota degli operai puntando sulla critica delle condizioni nella fabbriche, dove lavora circa un terzo dei dipendenti cechi. Attorno alla soglia di sbarramento del cinque percento sono anche i comunisti, a cui i politologi danno qualche chance in più avendo un elettorato più fedele del partito socialdemocratico.

In Repubblica Ceca si vota con il proporzionale. Il quadro complessivo dipenderà molto da quanti partiti riusciranno a superare la soglia. Per Babiš vale che meno formazioni siederanno alla Camera, meno possibilità ha di trovare alleanze. Il presidente della repubblica Zeman ha già fatto sapere che darà il mandato di formare il governo al partito che avrà il gruppo più grande. Le trattative per trovare una maggioranza potrebbero però durare molti mesi e alcuni analisti hanno paventato il rischio di uno scenario alla Belgio con governo provvisorio fino alla uscita di scena di Zeman in primavera del 2023.