Il quarto e ultimo Orçamento della legislatura è stato consegnato dal governo all’Assembleia da Republica portoghese, ora la legge finanziaria passa ai deputati che promettono miglioramenti, quelli della maggioranza, e battaglia, quelli dell’opposizione.

La rivoluzionaria alleanza tra i partiti della sinistra Partido Socialista (Ps), Bloco de Esquerda (Be) e Partido Comunista Português (Pcp) è, a quanto sembra e salvo incidenti dell’ultima ora, arrivata a traguardo.
Per capire e orientarsi bisogna ragionare per paradossi, oppure, più semplicemente, accettare le contraddizioni dovute alle difficili mediazioni. Intanto i mercati internazionali, no, loro non stanno punendo nessuno, anzi le agenzie di rating in questi anni hanno premiato i bond lisboeti. Ultimo ma non ultimo in ordine di tempo Moody’s che ha alzato il suo voto sulla salute dei conti pubblici.

Tornando all’Orçamento 2019 (OE2019), il primo dato, l’indicatore intorno al quale tutti gli altri devono sottomettersi, il deficit, è stimato per il 2019 allo 0,2% (nel 2018 era lo 0,7%). Secondo, la crescita, dovrebbe ruotare intorno al 2,5% e infine il debito pubblico in discesa al 120% del Pil.

Pur quindi all’interno di un quadro segnato dal feticcio del deficit il premier socialista António Costa può permettersi di aumentare la spesa pubblica, investendo nel Serviço Nacional de Saúde (Sns) un 5% in più (500 milioni di euro) e un altro 5% per la previdenza sociale. C’è poi lo sblocco delle remunerazioni dei funzionari pubblici, una misura che da sola vale 50 milioni di euro, e un aumento delle pensioni minime di 10 euro. Altra misura volta ad aumentare il potere d’acquisto è la sottrazione e, quindi, relativo sconto nell’Irs (l’imposta sulle persone fisiche), delle ore straordinarie che saranno tassate con una aliquota fissa inferiore.

Si sarebbe potuto fare di più, è innegabile, si sarebbe potuto ad esempio aumentare il salario minimo da 600 a 650 euro, progetto avanzato dal Pcp e bocciato in parlamento. Più coraggio ci sarebbe voluto nel settore delle politiche per la casa. La proposta del Bloco de Esquerda di abolire gli sconti fiscali per chi trasferisce la propria residenza in Portogallo non è stata approvata e altre riforme, come ad esempio allungare i termini minimi per i contratti di affitto, tardano a essere approvate.

Eppure non bisogna dimenticare che i margini di manovra sono molto stretti e quanto è stato fatto è considerato da molti media e dal centro-destra in modo compatto come bieco populismo. Quindi, soppesati i costringimenti del contesto attuale il giudizio complessivo sull’OE2019 non può che essere positivo. Come ha sottolineato il premier Costa al Consiglio Europeo di giovedì pomeriggio «è stato possibile migliorare la vita dei portoghesi pur rispettando le regole partecipando attivamente alla zona Euro e se questo è stato possibile per il Portogallo, pur con i dovuti adattamenti, è possibile farlo anche in altri paesi». Un riferimento all’Italia? Probabile anche se a domanda diretta il leader socialista risponde sibillinamente augurandosi semplicemente che «tutti i paesi agiscano in modo responsabile».

In conclusione il modo in cui l’opinione pubblica guarderà all’OE2019 sarà fondamentale per capire quali maggioranze politiche reggeranno nel paese lusitano per il quadriennio 2019/2023. Doppio l’appuntamento elettorale per il prossimo anno: europee a maggio e politiche in autunno. Il barometro, al momento, promette bel tempo, soprattutto per il Ps che è dato sopra il 40% quindi con la possibilità concreta di ottenere una maggioranza assoluta. Meno positivi sono i dati per le due altre formazioni dell’alleanza, il Pcp, al 7,2% (alle scorse politiche aveva ottenuto l’8,2%) e il Be 8% (-2% rispetto alle precedenti elezioni).