Alla linea del traguardo non poteva mancare il vaccino dell’Università di Oxford, elaborato in collaborazione con l’AstraZeneca (la più grande industria farmaceutica britannica), uno di quelli su cui fin da subito si sono concentrate le speranze dei paesi europei. Tanto, che fu il primo contratto che firmò l’Unione europea già in agosto per comprarne 300 milioni di dosi, prima della firma di analoghi contratti con altri candidati promettenti.

A differenza degli altri due vaccini – Moderna e Pfizer – che hanno annunciato risultati molto positivi per la loro fase tre del trial clinico, questo vaccino ha un approccio molto più tradizionale. Mentre gli altri due si basano sull’uso Rna messaggero, un approccio mai utilizzato prima nel campo dei vaccini, il vaccino di Oxford si basa su un virus che causa il raffreddore negli scimpanzé. Il virus è modificato in maniera tale da non potersi riprodurre, ma porta anche lui la proteina a punta della superficie del virus della Sars-Covid-2, e questo è sufficiente per generare una risposta immunitaria.

Stavolta, dice l’impresa farmaceutica, si parla di un’efficacia del 70% (quando le altre due competitor parlavano del 95%), ma curiosamente sembra che possa arrivare al 90% se nella prima delle due dosi – anche questo, come gli altri due, si somministra in due dosi – si inietta la metà della quantità della dose invece di quella intera. Non è ancora chiaro il meccanismo, né, come al solito, i dettagli dei risultati ottenuti finora. Ma, al contrario di Pfizer e Moderna, AstraZeneca si è impegnata a pubblicarli a stretto giro su una rivista scientifica. Fra i pregi di questo vaccino c’è il fatto che la temperatura a cui deve mantenersi è quella di un frigo (fra 2 e 8 gradi), mentre gli altri due devono essere congelati a temperature più basse (nel caso di Moderna, estremamente basse). E il prezzo è molto più accessibile: circa 3-4 dollari, contro i 20 della Pfizer e i 25 di Moderna. Inoltre, AstraZeneca si è impegnata a fornire il vaccino a prezzo di costo ai paesi più poveri “per l’eternità”, ed è parte, al contrario che gli altri due, del progetto Covax, una coalizione guidata dall’Oms per fornire i vaccini in maniera rapida ed equa ad almeno il 3% della popolazione di tutti i 156 paesi che ne formano parte.

L’altro elemento promettente di questo vaccino, provato per ora su 24mila volontari (si spera di arrivare a 60mila entro fine anno) è che sembra impedire la trasmissione del virus tra persone, giacché non solo si osserva un’assenza di malati gravi fra i volontari che hanno ricevuto il vaccino, ma anche una riduzione dei casi asintomatici. Pertanto, anche se i risultati dell’università di Oxford appaiono meno brillanti degli altri due, in questo caso vengono considerati non solo i malati gravi, ma anche i malati non gravi, sia fra i giovani che fra gli anziani.

La farmaceutica si è impegnato a produrre 2 miliardi di dosi entro l’estate. Ma la borsa non è clemente con chi arriva “solo” terzo in questa gara contro la pandemia: le azioni sono calate del 4% dopo l’annuncio.