Tutti, più o meno perversamente, siamo rimasti incollati davanti alla diretta tv dei tragici fatti di Parigi, dalla Porte de Vincennes e dal paesino della banlieau settentrionale. E tutti, davanti a uno spietato duplice horror, davanti a quell’assedio a un supermercato e a una tipografia che erano la coda all’eccidio della redazione di Charlie Hebdo, ci interrogavamo sulle ragioni, sulle implicazioni e sulle ricadute politiche di quel fatto.

 
La sera successiva alla sua risoluzione tragica, la Rai per una volta è stata capace di darne un elemento di lettura e di riflessione attraverso un fatto culturale, molto migliore e «osmotico» dei tanti noiosi dibattiti sulle reti. Su Rai5 è andata in onda, quanto mai opportuna, una maratona dell’Orlando furioso che Luca Ronconi, con la complicità letteraria di Edoardo Sanguineti, aveva girato per la Rai nei primi anni settanta, traendolo dal successo mondiale del lavoro teatrale che lo lanciò ai vertici della scena, non solo italiana. Questo Orlando fu girato in pellicola (ne fu distribuita anche una edizione ridotta nei cinema, ma oggi la sua «sgranatura» quasi ne accentua il fascino) tra Cinecittà e la reggia dei Farnese a Caprarola. C’erano negli interpreti molte giovani promesse, che sarebbero divenute protagonisti assoluti sui palcoscenici italiani (da Ottavia Picolo a Mariangela Melato a Michele Placido a tantissimi altri), e scene e costumi avevano la potenza visionaria di Pierluigi Pizzi. Un lavoro splendido nei risultati, tecnicamente eccelso e culturalmente molto avanzato, dato che il poema cinquecentesco resta alle basi della nostra lingua.

 
Ma quei versi e situazioni del racconto di Ariosto, che allora tanto ci avevano divertito per le assonanze scolastiche e per le visionarie moltiplicazioni mitologiche e scientifiche, oggi scoprono anche altre evocazioni. La scena risolutiva, quella che pone termine agli infiniti combattimenti e fissa i contrastati sentimenti del poema, è proprio «la battaglia di Parigi», città dove sono asserragliati Carlo Magno sacro romano imperatore e i suoi paladini, assediati dall’esercito «mussulmano», proprio così. La battaglia ha vicende alterne, per poi concludersi (oltre che con la vittoria «cristiana») nelle nuove e antiche mission che eroi di tutte le parti si accaniranno a perpetuare.

 
Eppure, scoprire un precedente tanto illustre e autorevole a un conflitto che ci appare privo di ogni possibile soluzione (con tutte le futili chiacchiere udite sullo «scontro di civiltà»), aiutava a pensare e sbollirsi l’altra sera, dandogli un contesto nell’immaginario che pochi avevano pensato. Con senso di gratitudine alla poesia di Ariosto, e al genio precorritore e lucido di Luca Ronconi, che le ha dato corpo e voce e occhi di magnifica perfezione.