Quanti momenti di profonda presa di coscienza ci sono in una vita? Di quelli che poi se ne esce cambiati, con un altro punto di vista sull’esistenza. Parla di uno di questi momenti Antonia, la serie tv di Prime Video ideata dall’attrice protagonista Chiara Martegiani, con la regia di Chiara Malta.

ANTONIA si è sempre sentita un po’ strana, già da giovanissima era scossa da forti dolori al ventre, ma nessuno gli aveva mai dato peso: è tutto normale, le donne, si sa, sono nate per soffrire. Con la pillola anticoncezionale ci aveva «messo un cerotto», così come sopra a tante altre cose. Ma il giorno della verità arriva quando compie trentadue anni, e sul set di una serie tv – Antonia è un’attrice – le si macchia il talleur con il suo ciclo mestruale da sempre troppo abbondante, per poi svenire sul marciapiede. Antonia, finalmente, ha una diagnosi: soffre di endometriosi.

È un grande merito di questa serie l’aver portato sullo schermo una delle numerose malattie «invisibili» (dall’esterno) di cui soffrono le donne. Parliamo, in Italia, di ben 3 milioni che hanno ricevuto una diagnosi (spesso così difficile da ottenere) di endometriosi, a cui si aggiungono disturbi come la vulvodinia, la sindrome dell’ovaio policistico, la nevralgia del pudendo, la cistite interstiziale. Chi ne soffre non può che constatarne la rimozione dal discorso pubblico, causa la stretta correlazione con la sfera della sessualità femminile con i relativi tabù duri a morire. Spesso manca poi il riconoscimento della patologia da parte del Servizio sanitario nazionale, elemento che li rende anche disturbi «di classe» quando le cure, quasi sempre molto care, sono tutte a carico delle pazienti.

Chiara Malta
La camera accompagna la protagonista: tutto è sempre in bilico, sul punto di crollare o risorgere. L’instabilità è la premessa del cambiamentoQuanto scritto fin qui potrebbe far pensare che Antonia sia un prodotto televisivo «pesante» da digerire: non è così. Le sceneggiatrici Elisa Casseri e Carlotta Corradi insieme alla stessa Martegiani – quest’ultima afferma di essersi ispirata a un’esperienza vissuta in prima persona – ci consegnano una scrittura leggera, ironica, lontana da ogni commiserazione, che prende Fleabag come modello ma senza essere altrettanto urticante o nichilista.

LA SCOPERTA della malattia rompe gli schemi di Antonia che, seppur riluttante, comincia un viaggio personale per andare più a fondo, per cogliere qualcosa di sé che era rimasto nascosto. Lascia la casa del suo fidanzato Manfredi – Valerio Mastandrea, con cui Martegiani è legata anche nella vita, in un ulteriore gioco di specchi – e decide di prendersi del tempo. La scelta è innanzitutto qui. Ci saranno poi la psicologia della Gestalt che le fa immaginare i parenti seduti sulla sedia di fronte, il freudiano che non parla mai, lo psicodramma, il viaggio sciamanico in cui scopre il suo animale guida: una gallina – «devi scegliere se rimanere pollo o diventare gallina», le aveva detto un’altra terapeuta.

Antonia intanto attraversa le vie di Roma, e si coglie l’appartenenza alla città anche in alcuni cameo del mondo del teatro, come quello di Eleonora Danco, oltre che nelle generose inflessioni dialettali. Ma questi elementi fanno parte dell’autenticità di Antonia, ai modi di farcela sentire vicina, in un lavoro in cui le autrici e la regista hanno messo evidentemente un pezzetto di loro stesse – e non è poco per un prodotto da piattaforma. Non manca nemmeno l’aspetto onirico e fiabesco che avevamo visto nell’ultimo film di Chiara Malta da regista (in coppia con l’animatore Sébastien Laudenbach), Linda e il pollo, presentato a Cannes e poi a Torino e fresco della vittoria di un Cèsar.

La redazione consiglia:
«Linda e il pollo», una ricetta animata contro l’ingiustiziaCOME IN QUELL’OCCASIONE il ritmo è piuttosto veloce, e dopo le sei puntate da meno di mezz’ora l’una rimane l’impressione che ancora molto potrebbe essere mostrato. E per fortuna: le autrici hanno resistito alla tentazione di «trovare un finale» ad almeno una delle piste narrative. Potrebbe sembrare, così, che Antonia non scelga: non sa se tornerà da Manfredi o se approfondirà la frequentazione con Michele (Emanuele Linfatti); non sa se continuerà o meno a fare l’attrice, viste le tante volte in cui il dolore l’ha messa fuori gioco sul set; non sa se sceglierà la menopausa anticipata o se si deciderà a fare un figlio, le due opzioni radicali che più potrebbero aiutarla. Antonia ha scelto di ascoltarsi, di essere fedele a se stessa prima che a tutto il resto: il vero e più forte gesto di empowerment femminile che possiamo immaginare.