Lontano dai riflettori dei media, scopriamo cosa succede nella sinistra torinese. Iniziamo da Angelo d’Orsi, candidato da una coalizione che va da Rifondazione comunista a Potere al Popolo e unisce 8 soggetti. Storico, fine studioso di Gramsci, ha scelto un taglio culturale per la sua campagna elettorale che si è mossa dal centro alle Vallette. Ora, dopo gli ultimi sondaggi che lo danno al 3%, che assicurerebbe un posto in consiglio, ma soprattutto dopo il sostegno del regista Ken Loach («In tutta Europa i lavoratori affrontano insicurezza e sfruttamento crescenti. Hanno bisogno di leader affidabili di cui fidarsi. Buona fortuna Angelo»), si respira un cauto ottimismo.

Angelo D’Orsi

«A Torino – racconta d’Orsi – ci sono arrivato da bambino, immigrato dal Sud, qui ho studiato, mi sono formato e ho insegnato. È una città che, oltre ad essere stata elemento propulsore nella ricerca scientifica e tecnologica, ha avuto momenti straordinari di lotte sociali. Tutto ciò che, invece, gli ex Pci, ora nel Pd, hanno sterilizzato. Un liberale come Einaudi diceva che bisogna guardarle con attenzione, non con paura, perché sono il motore del progresso. In questo mio inconsueto viaggio elettorale ho incontrato una metropoli in decadenza, che deve tornare a essere una città della produzione. Occorre un surplus di innovazione con attenzione all’impatto ambientale, perché la questione climatica è centrale». Su cosa la coalizione farà in un eventuale ballottaggio non si esprime.

Nella coalizione di centrosinistra che sostiene Stefano Lo Russo c’è Sinistra ecologista. Alice Ravinale, 35 anni avvocata fallimentarista, è con Jacopo Rosatelli (insegnante e collaboratore del manifesto) la portavoce della lista. «La nostra esperienza è nata a maggio, prima ancora delle primarie. E vede il coinvolgimento di Sinistra italiana, Possibile, di attivisti del mondo ambientalista, da Roberto Mezzalama di Torino Respira, che si batte per migliorare la qualità dell’aria, ai giovani del Fridays for future, di attivisti lgbt e cicloattivisti». La scelta di stare in coalizione con il Pd è motivata dall’obiettivo «di evitare il pericolo evidente di una vittoria della destra» e «di contribuire al governo della città portando temi e istanze nostri in tutta la loro radicalità».

Ma quale modello di città? «Immaginiamo una Torino più verde e attiva nel fronteggiare il disastro climatico, che sia in grado di superare le disuguaglianze sociali, aumentate in questi anni di crisi economica prima e di pandemia Covid poi. Ora, dopo 15 anni di austerità, dobbiamo ridisegnare, grazie ai fondi del Pnrr, una città a misura di cittadini, con una gestione capillare, integrata ed ecologica del trasporto urbano, un aumento degli spazi verdi e, soprattutto, una maggiore vicinanza dei servizi alle persone. Per questo, ci battiamo affinché l’ex ospedale Maria Adelaide nel popoloso quartiere Aurora diventi una casa della salute».

Rispetto ad altre componenti della coalizione meno disponibili, Sinistra ecologista, in caso di ballottaggio, sostiene un dialogo e un rapporto politico con il M5S.